Sabato 7 Settembre 2024

San Vittore, incendio in una cella: detenuto di 18 anni morto carbonizzato

Il giovane avrebbe dato fuoco alle coperte. Una seconda persona, che condivideva gli spazi con la vittima, salvato dagli agenti in servizio nel penitenziario. De Fazio (Uilpa): “Tragedia che mette ancora una volta a nudo la crisi del sistema carcerario”

Un agente di polizia penitenziaria nel carcere di San Vittore (Archivio)

Un agente di polizia penitenziaria nel carcere di San Vittore (Archivio)

Milano, 6 settembre 2024 – Tragedia nel carcere di San Vittore. Un giovane detenuto è morto questa notte per le conseguenze di un rogo divampato in una cella. Jussef Baron Motkar Loka, era stato arrestato qualche mese fa per rapina e si trovava in carcere in custodia cautelare in attesa di giudizio. Il rogo all'interno della cella, nella quale era presente anche un altro detenuto che è riuscito a mettersi in salvo, sarebbe partito da un materasso.

A darne notizia è il sindacato Uilpa Polizia Penitenziaria, attraverso una nota firmata dal segretario generale Gennarino De Fazio.

I fatti

"Un detenuto di origini egiziane verso la mezzanotte è rimasto carbonizzato nella sua cella della Casa Circondariale di Milano San Vittore, che condivideva con un altro ristretto – si legge nel comunicato – a causa di un incendio appiccato, sembrerebbe, da loro stessi come ormai avviene con assidua frequenza. Non crediamo possa parlarsi di suicidio, ma è un'altra morte che si aggiunge ai 70 detenuti e ai 7 agenti che si sono tolti la vita dall'inizio dell'anno in quello che sempre più appare come un bollettino di guerra". Il giovane si chiamava Loka Moktar Joussef Baron ed era nato nel febbraio del 2006. Era entrato in carcere a luglio. Accusato di rapina, era in attesa di processo.

Successivamente, nel corso della mattinata, si è ulteriormente precisata la prima ricostruzione dell’accaduto: il giovane avrebbe dato fuoco alle coperte. Non si sa per un gesto di protesta o con altre intenzioni. Il corpo sarebbe stato trovato nel bagno della cella, dove probabilmente aveva cercato rifugio da fiamme e fumo.

L’intervento

Un dramma che ha le sue radici, secondo De Fazio, nelle condizioni attuali del sistema penitenziario, qui a Milano fronte particolarmente caldo negli ultimi tempi, a partire dagli accadimenti legati al carcere minorile Beccaria. 

"Quanto accaduto a San Vittore – prosegue il segretario generale di Uilpa Polizia Penitenziaria – mette ancora una volta a nudo la crisi senza precedenti del sistema penitenziario e se le conseguenze non sono state ancora più gravi lo si deve solo al pronto e professionale intervento della Polizia penitenziaria che, depauperata negli organici, stremata nelle forze e mortificata nell'orgoglio – chiosa De Fazio – è intervenuta mettendo in salvo il secondo recluso e impedendo che le fiamme si propagassero al resto del carcere". Sul posto anche vigili del fuoco e soccorritori del 118.

I numeri

Le cifre sulla capienza massima abbondantemente oltrepassata fanno spavento. "A San Vittore – è ancora il comunicato Uilpa – sono letteralmente stipati 1.100 detenuti, a fronte di 445 posti disponibili, con un sovraffollamento di oltre il 247%, sorvegliati da 580 appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria, distribuiti su più turni e compresi gli addetti agli uffici e ai servizi vari, rispetto a un fabbisogno di almeno 700, con una scopertura del 17%”.

Il Governo, è l’appello di De Fazio, “oltre al gossip di questi giorni, dovrebbe occuparsi compiutamente e, se mai, versare qualche lacrima per quanto si continua a perpetrare nelle carceri”.

Le richieste

Numerosi gli interventi necessari. Il sindacalista, nella nota, elenca i più urgenti: “Va immediatamente deflazionata la densità detentiva, sono 15mila i detenuti oltre la capienza, necessita potenziare il Corpo di polizia penitenziaria, mancante di oltre 18mila unità, va assicurata l'assistenza sanitaria e psichiatrica, vanno rese salubri e sicure le strutture. E poi va riorganizzato l'intero sistema. Altrimenti, nostro malgrado, con necrologi quotidiani continueremo a contare le morti che non possono non avere dei responsabili, non solo morali".