Caltanissetta, 15 novembre 2024 – Quattro poliziotti rinviati a giudizio per depistaggio nelle indagini sulla strage di via D’Amelio del 19 luglio 1992, in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta. La decisione è stata presa dal gup del tribunale di Caltanissetta David Salvucci che ha mandato a processo Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli.
Per l'accusa avrebbero mentito deponendo come testi nel processo sul depistaggio su via D’Amelio, concluso in appello con la prescrizione del reato di calunnia per tre loro colleghi: Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. La prima udienza del processo è fissata per il 17 dicembre. I poliziotti, secondo il pm Maurizio Bonaccorso, avrebbero dichiarato il falso su alcuni punti e sarebbero stati reticenti su altri. Durante la sua discussione il pubblico ministero ha parlato di "assoluta malafede" dei quattro agenti. Vengono contestati agli imputati anche i "troppi non ricordo" nel corso delle loro deposizioni.
Di Gangi, Maniscaldi, Tedesco e Zerilli facevano parte del gruppo di indagine "Falcone-Borsellino" creato all'interno della Squadra Mobile di Palermo per fare luce sulle stragi mafiose del '92.
Il no comment del legale dei figli
Si trincera dietro un no comment Fabio Trizzino, legale dei figli del giudice Paolo Borsellino. "Preferisco non dire nulla...", le sue uniche parole. I figli di Borsellino, Lucia, Fiammetta e Manfredi, si sono costituiti parte civile nel corso dell'udienza preliminare.
L’avvocato di Di Gangi
"L'udienza preliminare, nonostante le modifiche della Cartabia, non ha determinato alcun reale esame del merito delle singole accuse e delle singole responsabilità. Dopo 10 anni di sottoposizione ad indagini a vario titolo, il mio assistito affronterà anche il calvario del processo, vera pena per tutti i cittadini esenti da responsabilità". Lo ha detto l'avvocato Giuseppe Seminara, legale di Giuseppe Di Gangi, uno dei 4 poliziotti rinviati a giudizio. Maniscaldi è in aula dove ha ascoltato la decisione del gup che ha accolto la richiesta della procura.