Venerdì 10 Gennaio 2025
RITA BARTOLOMEI
RITA BARTOLOMEI
Cronaca

Delitto dell’Olgiata, quando il Ris inchiodò il killer. Il generale Garofano: “La tecnica al servizio dei cold case”

L’assassinio di Alberica Filo della Torre e la scoperta del vero colpevole, vent'anni dopo l’omicidio. Giovedì 19 a Roma la presentazione del libro “Uno scandalo italiano”

La contessa Alberica Filo della Torre venne uccisa il 10 luglio 1991 nella sua villa dell'Olgiata (Roma)

La contessa Alberica Filo della Torre venne uccisa il 10 luglio 1991 nella sua villa dell'Olgiata (Roma)

Roma, 10 dicembre 2024 – Per tutti è “il delitto dell’Olgiata”, l’omicidio della contessa Alberica Filo Della Torre nella villa di famiglia, quartiere esclusivo a nord di Roma, era il 10 luglio 1991, doveva essere un giorno di festa, 10 anni di matrimonio con Pietro Mattei, l’ingegnere e l’amore della vita. Invece la contessa viene uccisa. Il marito morirà prima di sapere chi è il colpevole.

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La contessa Alberica Filo della Torre venne uccisa il 10 luglio 1991 nella sua villa dell'Olgiata (Roma)
La contessa Alberica Filo Della Torre venne uccisa il 10 luglio 1991 nella sua villa dell'Olgiata (Roma)

La storia del delitto per punti

Il Ris scova l’assassino con la tecnica del Dna

Il killer della contessa 42enne bella e piena di vita, il domestico filippino Manuel Winston Reyes, verrà inchiodato dalle analisi del Ris di Parma a marzo del 2011, a quasi vent’anni dal delitto. Gli specialisti dei carabinieri riescono a ’far parlare’ il lenzuolo usato per avvolgere il capo della vittima. La svolta arriva per la tenacia della famiglia che si oppone all’archiviazione.

Il generale Luciano Garofano firma la prefazione di “Uno scandalo italiano”, il libro di Fabrizio Peronaci che giovedì 19 dicembre alle 18 sarà presentato nel Reboa law firm di Roma.

“La tecnica al servizio dei cold case”

“Ricordo i limiti che avevamo all’epoca nelle possibilità di analisi - spiega il generale al telefono con Qn.net -. Erano i primi tempi, riuscivamo a processare una o due regioni del Dna”, vuol dire “quella parte che analizziamo per arrivare all’identificazione personale, per stabilire se la traccia appartiene davvero all’individuo. Oggi ne processiamo più di venti, come se di una persona identificassimo il colore degli occhi, dei capelli, il peso...”.

L’omicidio del trapano di Genova

Luciano Garofano cita anche un caso più recente, “penso all’omicidio del trapano di Genova, il presunto autore - perché oggi non c’è un rinvio a giudizio - è stato individuato dopo 29 anni, riprocessando tutti i reperti di allora. Oggi esistono nuove tecniche che impongono di rivisitare quei casi irrisolti o per i quali si pensa di essere incorsi in un errore giudiziario”. A febbraio a Genova si aprirà il processo per l’omicidio di Nada Cella, un altro cold case rimasto fino ad oggi senza colpevoli. 

Tecnologia ma anche protocolli corretti

Ma c’è un altro pericolo. “Abbiamo a disposizione tecniche investigative molto precise, che però non colmano gli errori - mette in guardia il generale -. Si devono seguire protocolli e procedure molto precisi. Se invece contamino le tracce, confondo tutto”.

Il peso dei pregiudizi nelle indagini

Nel delitto dell’Olgiata il colpevole è rimasto impunito per vent’anni. Spesso i cold case sono legati a pregiudizi nelle indagini. “Il pregiudizio è umano, anche se non lo condivido – è la riflesisone di Garofano -. Noi investigatori dovremmo sempre essere molto cauti. Il pregiudizio è sicuramente pericolosissimo, spesso porta alla totale incompletezza degli accertamenti, perché ci si innamora di una tesi e si trascurano altre piste. Spesso riguarda i presunti suicidi”. Tra i casi più famosi, quello di Liliana Resinovich, lei è consulente del marito Sebastiano Visintin. “Su questo non mi esprimo, aspettiamo che siano i consulenti della procura a farlo”.