
Chiara Poggi. Sotto, Andrea Sempio e Alberto Stasi
Garlasco (Pavia) - Da una parte il Dna sulle e sotto le unghie di Chiara, il computer sul quale giocava a videogiochi con l’amico Marco, le telefonate a casa Poggi, lo scontrino del parcheggio conservato per un anno, le celle telefoniche che smentirebbero l’alibi e l’impronta insanguinata lasciata dalle scarpe dell’assassino.
Dall’altra parte l’alibi smentito dell’attività al computer di casa, il racconto del ritrovamento del corpo, il percorso nella casa del delitto senza macchiarsi di sangue, le impronte digitali sul dispenser del sapone liquido nel quale si sarebbe lavato le mani l’omicida, i pedali della bicicletta scambiati e non aver menzionato la bici nera vista fuori dalla casa, ancora il Dna maschile sulle e sotto le unghie di Chiara e sempre la stessa impronta lasciata da scarpe sporche di sangue.
I primi sono i punti ‘contro’ l’indagato Andrea Sempio nell’inchiesta riaperta dalla Procura di Pavia a 17 anni e 7 mesi dall’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco, nonostante la precedente archiviazione del 2017. Gli altri sono gli elementi che, per lo stesso omicidio della 26enne, hanno portato alla condanna definitiva di Alberto Stasi, allora fidanzato della vittima, che sta ormai quasi finendo di scontare i 16 anni di carcere a Bollate. Accuse tutte da provare da una parte, già provate dall’altra.
In indagini che formalmente non sono comunque una revisione del procedimento giudiziario a carico di Stasi, perché Sempio è ora indagato sì per lo stesso omicidio, ma con l’ipotesi del ‘concorso’ con altri, al momento ignoti, o con lo stesso Stasi, seppure già giudicato separatamente. Indagini che, trascorso così tanto tempo dall’omicidio, necessariamente devono adattarsi alla tipologia di un ‘cold case’, senza molte possibilità di effettuare perizie, ad esempio su materiale biologico conservato. Nel corso delle già molte perizie effettuate, in tanti casi si è infatti trattato di accertamenti irripetibili, che in quanto tali distruggono il materiale. Restano tuttavia agli atti gli esiti di quegli stessi accertamenti, che possono essere quindi comparati con altri risultati su ‘nuovi’ campioni. Come proprio nel caso del Dna prelevato all’indagato Sempio giovedì mattina, da comparare col materiale ungueale che diverse perizie hanno prima escluso, perché troppo scarso e contaminato, mentre ora viene valutato “straleggibile”.
Altri reperti, invece, sono andati nel frattempo persi per sempre, come il pigiama che indossava Chiara, o come il computer restituito ai Poggi, proprio con la tastiera sulla quale l’attuale indagato giocava ai videogiochi con il fratello della vittima. Se, all’epoca delle prime indagini, degli elementi non vennero analizzati perché non ritenuti di interesse per l’inchiesta, allora solo a carico di Stasi, ora le riaperte indagini non potranno avere a disposizione quei materiali, persi per sempre. Ma se da un lato ci sono le incertezze su quello che potrà essere provato ora a carico di Sempio o di altri eventuali ignoti, restano le certezze, fornite dai diversi di gradi di giudizio, anche se dopo le prime due assoluzioni, che hanno portato alla condanna definitiva di Stasi “oltre ogni ragionevole dubbio”, in un processo giudicato equo dal respingimento del ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo.