
Andrea Sempio, Chiara Poggi e Alberto Stasi
Garlasco (Pavia) – Il generale Giampietro Lago, comandante del Ris di Parma per 15 anni fino allo scorso febbraio, è stato consulente della Procura nel processo d’Appello-Bis nei confronti di Alberto Stasi, poi condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio di Chiara Poggi.
Con la riapertura delle indagini sorgono dubbi su quelle analisi?
“Le analisi vennero fatte dal professor De Stefano, io ero incaricato dalla Procura di seguire quella perizia. Si tratta di esiti oggetto di contraddittorio tra le parti e alla fine condivisi: emerse che quei dati non erano utili a fini identificativi, essendo risultati estremamente parziali e di qualità molto bassa. Oggi come allora non ravviso oggi cose diverse”.
Ora però in base a nuove consulenze vengono ritenuti elementi validi per riaprire le indagini: cosa è cambiato?
“Nessuno ha rifatto analisi, si tratta di una rivalutazione dei medesimi dati, che io posso solo commentare come non attore. E ribadisco quello che avevo condiviso al tempo. Anche in subordine all’utilizzabilità che sarebbe emersa dalla rivalutazione, non dimentichiamo che sono dati relativi all’aplotipo Y, non è un profilo genetico. Pur superando il tema dell’accettabilità scientifica del dato, con posizioni legittimamente diverse, resta il limite di un dato molto debole”.

Ci deve essere anche altro per riaprire le indagini?
“Questo non lo posso sapere”.
Tra gli elementi che allora vennero esaminati e analizzati, ci possono essere altre tracce, magari non utili nel procedimento contro l’imputato Stasi, ma che ora possono essere invece utili per ipotizzare responsabilità di altri?
“A memoria non mi pare, ma se ci fosse stato altro sarebbe emerso, almeno sarebbe stato sollecitato dal consulente della difesa che aveva tutto l’interesse a far uscire eventuali persone diverse per alimentare il dubbio sul ruolo dell’imputato”.
Stasi è stato invece condannato in via definitiva, ma la nuova indagine prospetta uno scenario diverso?
“A questo posso rispondere in ordine generale: la riapertura dell’indagine, anche con un nuovo indagato, di per sé non scagiona un condannato. Un possibile scenario è anche questo, ma la riapertura è una cosa diversa dall’accettazione di una richiesta di revisione”.