Torino, 4 aprile 2019 - Non doveva essere a piede libero Said Mechaquat, il ventisettenne che si è consegnato alle forze dell'ordine, a Torino, confessando l'omicidio di Stefano Leo. L'uomo era stato condannato a un anno e sei mesi per maltrattamenti in famiglia con una sentenza, diventata definitiva, che per lui comportava la carcerazione. Secondo fonti interpellate dall'Ansa, ci sarebbe stato un ritardo, o un intoppo, nella trasmissione dei documenti dalla Corte d'appello alla procura presso il tribunale.
"Questa purtroppo è la giustizia italiana, che abusa della carcerazione preventiva e non riesce più ad assicurare la certezza della pena", commenta Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato.. "Se è vero che Said Mechaquat non è stato arrestato a causa di un ritardo nella trasmissione dei documenti dalla Corte d'appello alla procura presso il tribunale, siamo di fronte a un caso assurdo, sconcertante e gravissimo sul quale mi auguro venga ordinata un'immediata ispezione da parte del ministero. In questo modo Stefano è stato ucciso due volte".