Domenica 22 Dicembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Il giudice: decreto Cpr illegittimo, liberi 4 migranti. Il Viminale impugnerà la decisione

Il tribunale di Catania che non ha convalidato il trattenimento dei profughi: il provvedimento sui centri per i rimpatri del governo è contrario al diritto Ue e alla Costituzione italiana. FdI: “Questione politica e ideologica”. Il legale dei richiedenti asilo: “Il foro sta tutelando i diritti applicando la legge”

Sea-watch 3 con 440 migranti a Pozzallo

Catania, 30 settembre 2023 – Stop del giudice al recente decreto del governo in materia di migranti. Quello che istituiva una fidejussione bancaria di quasi 5mila euro per i profughi come condizione per evitare i centri di rimpatrio. Come ha anticipato Repubblica, il tribunale di Catania ha accolto l’istanza di un migrante tunisino sbarcato a Lampedusa a metà settembre e portato al centro di Pozzallo. Fratelli d’Italia conferma, parlando di altri tre trattenimenti non convalidati.  Secondo la giudice il decreto del governo Meloni sarebbe illegittimo per varie ragioni. Viene contestata la nuova procedura di trattenimento e la cauzione di 5000 euro da pagare per non andare nel centro. Il trattenimento nella struttura violerebbe tanto “il diritto comunitario (Direttiva Ue 2013)”, che la “Costituzione italiana”, spiega l'Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione. Il Viminale ha fatto sapere che farà ricorso. 

Le motivazioni del giudice

"La normativa interna incompatibile con quella dell'Unione va disapplicata dal giudice nazionale – si legge nell’atto con cui il giudice civile di Catania non ha convalidato il dispositivo di trattenimento – e il provvedimento del questore non è corredato da idonea motivazione perché difetta ogni valutazione su base individuale delle esigenze di protezione manifestate, nonché della necessità e proporzionalità della misura in relazione alla possibilità di applicare misure meno coercitive”. Si deve infatti escludere che la sola provenienza del richiedente asilo da cosiddetto Paese di origine sicuro, “possa automaticamente privare il suddetto del diritto a fare ingresso nel territorio italiano per richiedere protezione internazionale”.

Per il magistrato il decreto del governo “prevedendo che la garanzia finanziaria  sia idonea quando l'importo fissato possa garantire allo straniero, per il periodo massimo di trattenimento, pari a quattro settimane (ventotto giorni), la disponibilità di un alloggio adeguato sul territorio nazionale, della somma occorrente al rimpatrio e di mezzi di sussistenza minimi necessari, determinando in 4938,00 euro l'importo per la prestazione della garanzia finanziaria per l'anno 2023, da versare in un'unica soluzione mediante fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa, e precludendo la possibilità che esso sia versato da terzi, non è compatibile con gli articoli 8 e 9 della direttiva 2013/33, come interpretati dalla Corte di Giustizia”. 

Infine, secondo il Tribunale di Catania le norme sulla detenzione dei richiedenti asilo provenienti da Paesi cosiddetti sicuri sono in contrasto con l'art. 10 comma 3 della Costituzione italiana che garantisce comunque il diritto d'ingresso del richiedente asilo (come chiarito anche dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione con la sentenza 26 maggio 1997, n. 4674).

FdI: “Decisione politica e ideologica”

Per Sara Kelany, deputata di Fratelli d’Italia e responsabile del Dipartimento immigrazione, “il tribunale di Catania, non convalidando il trattenimento dei quattro tunisini soggetti alle nuove procedure accelerate di frontiera disposte dal governo, ha assunto delle decisioni politiche e ideologiche. Le ordinanze appaiono infatti poco ancorate al quadro normativo vigente e immagino che saranno impugnate dall'avvocatura dello Stato. Spiace dover constatare come ancora una volta si pieghi il diritto all'ideologia. Le sentenze sconfessano non solo e non tanto il decreto del governo, ma la normativa europea su cui il decreto poggia”. 

Sindaco di Pozzallo: “Sentenze si rispettano”

''Le sentenze si rispettano – commenta il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, eletto con una lista di Centro –. Va ricordato che dopo quella del tribunale di Catania, il centro di rimpatrio veloce all'interno dello stesso hotspot di Pozzallo, è stato svuotato dai quattro ospiti tunisini''.

Lo afferma all'AdnKronos il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, che fa sapere che i 4 migranti sono stati subito fatti uscire dal centro. ''Ho sempre manifestato perplessità sulla realizzazione di questi centri. Il fenomeno della immigrazione –  aggiunge  – presuppone anche altri impegni del governo che si muovono nella direzione di una vera e concreta di politica di integrazione”. 

Il legale dei richiedenti asilo

''Non so a che pro il Viminale impugna. Non so cosa vorrà ottenere, forse per dare dimostrazione che il provvedimento del tribunale di Catania venendo, non so, dichiarato illegittimo, possa non trovare accoglimento e applicazione in un medesimo provvedimento più avanti''. Lo afferma all'AdnKronos Salvatore Vitale, legale di uno dei migranti per i quali il giudice di Catania non ha convalidato il provvedimento di trattenimento del questore di Ragusa.

''Nella realtà - aggiunge- il tribunale di Catania è stato chiaro perché quando parla di fideiussione bancaria personale non compatibile con la direttiva 33 del 2013 dell'Ue con applicazione dell'articolo 10 della carta costituzionale e con violazione pure dell'articolo 13 della carta costituzionale, si tratta di chiara violazione dei diritti del soggetto che presentatosi, tra l'altro in luogo diverso da Lampedusa - evidenzia il legale- diviene richiedente asilo e poi viene 'giudicato' con un procedimento di convalida illegittimo solo a differenza di sette giorni trovando una privazione illegittima delle libertà personali''.

"Fanno poi sorridere - sottolinea - i commenti circa l'indirizzo politico del tribunale di Catania. Assolutamente no. E' chiara tutela dei diritti ed applicazione della legge a prescindere quindi da ideologie di destra o di sinistra''. L'avvocato Vitale, a domanda, risponde di ''essere ancora in attesa'' di sentire il suo assistito.

''In realtà - rivela- erano due. Il primo, per il quale è intervenuto un provvedimento di favore, ancora non si è fatto sentire. Il secondo invece non lo conosco perché, paradossalmente, dopo aver fatto la penultima convalida, il vice Questore ha 'avvertito' che l'ultimo assistito aveva inspiegabilmente rinunciato alla propria richiesta di asilo - conclude il legale Vitale- manifestando questa volontà e per questo aveva deciso di rientrare nel Paese di origine. Non so come commentare in tal senso".