Roma, 13 ottobre 2016 - "Volevo più tempo con te per imparare come si diventa giovani". Come condensare in 140 caratteri stima, affetto, riconoscenza ed emozione. Paola Cortellesi ricorda così Dario Fo, morto oggi all'età di 90 anni. Un omaggio scritto su Twitter, con allegata foto, quasi un quadro, che ritrae lei e il suo "maestro, amico mio". L'attrice ha portato su Rai 1 'Callas0, l'ultimo spettacolo scritto dal Premio Nobel per la letteraturea insieme a Franca Rame. "Mi aspettavo di incontrare un grande maestro - racconta la Cortellesi - , invece ho incontrato un amico, più giovane di me, con una testa piena di fantasia e curiosità, caratteristica tipica dei bambini, ma con una carica di esperienza accumulata in tutta la vita".
Maestro, amico mio. Volevo più tempo con te per imparare come si diventa giovani pic.twitter.com/LsJ5vJ9oSI
— Paola Cortellesi (@PaolaCortellesi) 13 ottobre 2016
IL RICORDO - "Ho avuto la possibilità di trascorrere del tempo prezioso con lui, troppo poco però, avrei voluto che durasse ancora molti anni", dice ancora. "Non si è mai seduto in cattedra come alcuni maestri, definiti tali, ma è sempre stato soltanto Dario". Tra i due c'era un legame speciale, una sintonia che lo stesso Fo ammetteva senza problemi. "Siamo entrati subito in confidenza, forse perché amava essere contraddetto: la prima volta che mi ha chiesto un'opinione gliel'ho data timidamente, da allora ha sempre voluto sapere come la pensassi. Con lui ci si intendeva con poco. E poi ha avuto un'energia sul palco e fuori che non mi sembrava possibile". I momenti più belli delle prove dello spettacolo, nel ricordo della Cortellesi, "sono le pause insieme a lui, e poi i suoi racconti, mai quelli di uno che la sa lunga, ma di uno che si mette in gioco e condivide. Non si è sentiva mai migliore di nessun altro". Poi un aneddoto relativo a 'Callas', spettacolo di cui il Nobel volle "tenere anche gli incidenti in scena, anche gli imprevisti, perché voleva la verità. Era bellissimo". Perché "Tutti quando facciamo le cose teniamo a renderle perfette, ma forse così sono asettiche. E invece lui amava l'imperfezione. Forse è per anche per questo che che ha lasciato il segno, insieme naturalmente con la sua satira, lo sberleffo con cui ha dileggiato chiunque facendo sorridere e la sua grande umanità". La Cortellesi conserva gelosamente quell'esperienza, da cui dice di essere venuta fuori "uscita piena di lavoro, di insegnamenti, di amore, avvolta da un calore artistico e umano che non avevo mai trovato prima".