Torino, 17 luglio 2019 - Qualcuno lo ha soprannominato lo "scrittore assassino", e secondo la Cassazione lo è, visto che lo ha condannato in via definitiva. Daniele Ughetto Piampaschet è accusato di aver anticipato in un libro i contorni del delitto, che poi, secondo l'accusa, avrebbe commesso. Ora l'aspirante romenziere torinese è latitante, non ha atteso le manette, ed è svanito nel nulla.
Deve scontare 25 anni di carcere, ma dal 3 luglio ha fatto perdere le sue tracce e le ricerche, fino ad ora, sono state senza esito. Il sospetto si è sempre dichiarato innocente, non avrebbe ucciso Anthonia Egbuna, la prostituta di origine nigeriana con cui aveva avuto una breve relazione, come vuole l'accusa.
La donna fu trovata senza vita, con segni di numerose coltellate, il 26 febbraio 2012 sul greto del Po. Un particolare già scritto in precedenza da Daniele Ughetto nel suo romanzo, mai pubblicato, 'La rosa e il leone'. Coincidenza inquietante, che aveva attirato su di lui i sospetti. Ma non tutti negli anni lo hanno ritenuto colpevole, infatti la sua è stata una vera odissea giudiziaria. Fu assolto in primo grado, poi fu condannato in appello a 25 anni e 6 mesi per omicidio volontario, era il 2015. Nel 2016 la Cassazione aveva annullato la sentenza e rinviato il caso alla Corte d'assise d'Appello. Un via vai dalle aule fino allo scorso 2 giugno, quando è arrivata la condanna definitiva.
"L'attesa giudiziaria mi ha cambiato la vita. Ora vivo in campagna con la mia famiglia. Conduco una vita raccolta, sto ristrutturando un casolare e continuo a scrivere", aveva detto dopo uno dei tanti processi". Ma il carcere no, e quando i carabinieri si sono recati a Giaveno (Torino) per arrestarlo, lui non c'era. C'era però il padre che li ha aggrediti rimediando un arresto per resistenza a pubblico ufficiale.
Ora di Daniele Ughetto Piampaschet non si sa nulla, il telefono è staccato, e gli appelli degli investigatori e del suo avvocato difensore sono caduti nel vuoto. Chi lo conosce pensa si sia nascosto in qualche cascinale, magari per scrivere un altro capitolo della sua vita, cercando di evitare che siano i giudici a scriverlo per lui.