Venerdì 17 Gennaio 2025
REDAZIONE CRONACA

Daniela Santanchè a processo per Visibilia? Oggi il giudice decide: di cosa è accusata la ministra del Turismo

Milano, la senatrice di FdI assente in aula all’udienza preliminare davanti al gup Anna Magelli che dovrà accogliere o meno la richiesta di rinvio a giudizio del pm

Daniela Santanchè ministro del Turismo del Governo Meloni (Photo by Roberto Serra / Iguana)

Daniela Santanchè ministro del Turismo del Governo Meloni (Photo by Roberto Serra / Iguana)

Milano – È iniziata a Milano l'ultima udienza davanti alla gup Anna Magelli nella quale è prevista la prima decisione sul rinvio a giudizio o meno di Daniela Santanchè in uno dei vari procedimenti che coinvolgono la ministra del Turismo, quello sul falso in bilancio per il caso Visibilia.

La senatrice di FdI non è presente in aula all'udienza preliminare, a cui non ha mai preso parte. Dopo l'ultimo intervento previsto di una difesa di uno degli imputati, la gup, salvo sorprese, entrerà in camera di consiglio e deciderà nel procedimento per false comunicazioni sociali nel quale figurano, oltre alla parlamentare, altri 19 imputati, tra cui tre società del gruppo editoriale Visibilia, fondato dalla parlamentare e imprenditrice che ha dismesso le cariche nel 2022.

Le posizioni

Su venti imputati, tra cui pure il compagno di Santanchè Dimitri Kunz e la sorella Fiorella Garnero, nelle scorse udienze i pm Marina Gravina e Luigi Luzi hanno ribadito la richiesta di processo per 17 posizioni, ministra compresa. Federico Celoria, ex consigliere di amministrazione, ha chiesto invece di patteggiare e due società, ossia Visibilia Editore ed Editrice, hanno concordato una sanzione amministrativa.

Cassa integrazione

Il 29 gennaio, poi, la Cassazione dovrà decidere sulla competenza tra Milano o Roma sul caso in cui Santanchè con altri risponde di truffa aggravata ai danni dell'Inps per la vicenda della cassa integrazione in Visibilia nel periodo Covid.

In più la ministra è anche indagata per bancarotta dopo il fallimento di Ki Group srl, società della galassia del bio-food un tempo guidata dalla senatrice. Liquidazione giudiziale che, a dicembre, ha riguardato anche Bioera, altra società del gruppo, e dunque anche in questo caso ci sono profili di bancarotta al vaglio. 

Le accuse

Sul caso Visibilia le indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano hanno evidenziato, per l'accusa, presunti bilanci truccati per sette anni, tra il 2016 e il 2022, per nascondere "perdite" milionarie, per permettere al gruppo Visibilia di rimanere in piedi, ingannando gli investitori, e di conseguenza continuare a trarre "profitto" da aziende ancora attive. Una delle contestazioni "chiave" è quella che riguarda l'iscrizione "nell'attivo dello stato patrimoniale", nei bilanci di Visibilia Editore spa dal 2016 al 2020, dell'avviamento, ossia il valore intrinseco della società, per cifre che vanno dagli oltre 3,8 milioni di euro a circa 3,2 milioni, "senza procedere" alla "integrale svalutazione" già nel dicembre 2016. Santanchè è imputata per false comunicazioni sociali per i bilanci di Visibilia Editore, di cui è stata consigliere, Ad e presidente, nonché "soggetto economico di riferimento" del gruppo (di recente ha dismesso anche tutte le quote), e per quelli di Visibilia srl in liquidazione, di cui è stata "amministratore unico". Visibilia Editore e Visibilia Editrice sono finite in amministrazione giudiziaria dopo una causa civile intentata da piccoli soci. Nel procedimento penale tre piccoli azionisti, guidati da Giuseppe Zeno, col legale Antonio Piantadosi, sono parti civili. Sempre dalla loro denuncia era partita l'inchiesta.

La difesa

Per la difesa di Santanchè, coi legali Nicolò Pelanda e Salvatore Sanzo, da parte degli allora vertici di Visibilia, tra cui Santanchè, non c'è mai stata "alcuna operazione di maquillage sui bilanci", non è mai stato "nascosto alcunché", perché i soci erano sempre "informati sulle perdite", c'era una "offerta informativa trasparente". E sulla voce "avviamento", finita al centro delle accuse, secondo i difensori, la Procura si era già espressa in un fascicolo archiviato, escludendo che la società dovesse essere messa in liquidazione.