Anguillara (Padova), 11 gennaio 2023 - Scusi, Bolsonaro chi? Ad Anguillara basta la parola, o il cognome, che sia con la "z" (Bolzonaro) veneta o la "s" brasiliana biascicata nelle trascrizioni dei vecchi registri anagrafici di là dell’Atlantico, nel Brasile degli emigranti italiani di fine Ottocento. E pensare che anni fa – ma neanche tanti, facciamo tre o quattro – c’era la corsa (o quasi) a rivendicare antenati in comune e parentele fino al settimo o all’ottavo grado con l’ex presidente del Brasile autoesiliato in America tra ospedale, promesse di ritorno e voci di fuga dalle indagini. Ecco: oggi, invece, nel paese dal quale il 22 aprile 1888 partirono i suoi antenati (Vittorio col padre Angelo e la famiglia) e che il primo novembre 2021 gli ha dato la cittadinanza onoraria tra squilli di tromba e proteste, trovare in poche ore un Bolzonaro (con la zeta) è già difficile, ma trovare qualcuno che voglia anche solo parlarne è quasi impossibile. "Vada a quel bar là dietro, magari trova qualcuno che fa di cognome così". Sì, ma il bar è chiuso. Cristian Bolzonaro, che con Jair condivide (forse) una parentela di quattro o cinque generazioni fa, la mette così: "Quando mi presento dai clienti (è tecnico di telefonia, ndr), magari ci scappa la battuta. E io rispondo: guardi che sono parente davvero. È un gioco, mi tengo lontano dalla politica. Problemi? A volte imbarazzo, ma sono un parente lontanissimo". Benvenuti ad Anguillara, nella seconda casa di Jair Messias Bolsonaro, quattromila anime o poco più sulla sponda padovana del Po, dove nella villa che ospitò il maxi ricevimento per l’allora presidente brasiliano sventola ancora la bandiera carioca accanto a quella italiana e dove la facciata del municipio dopo quattordici mesi porta ancora i segni del raid vandalico che il 29 ottobre 2021 cinque incappucciati misero a segno in pieno giorno. Era un venerdì mattina e solo una settimana prima il Consiglio comunale aveva votato a maggioranza la proposta di conferimento della cittadinanza onoraria al presidentissimo del Brasile in arrivo per il G20. Gli incappucciati scrissero in nero "Fora Bolsonaro" (via Bolsonaro), spruzzarono vernice spray rossa e scaricarono letame sulla porta. La scritta è stata cancellata, tensioni e polemiche corrono sottovoce nel paesino diviso come in tifoserie, pronte a ribollire a ogni sussulto della spericolata carriera politica dell’illustre concittadino d’oltreoceano.
La consegna del silenzio. In municipio un’impiegata fa spallucce e riferisce che l’amministrazione non è presente. Nessuno, neanche la sindaca Alessandra Buoso, eletta nel 2019 con una lista civica vicina al centrodestra, la prima nella storia del paese. Chi non ha problemi a dire la sua, anzi, è il predecessore, Luigi Polo ("iscritto al Pd, ma moderato", precisa lui), assessore per quattordici anni e poi sindaco per altri dieci, dal 2009 al 2019. "Ma non sono io che ho dato la cittadinanza onoraria a Bolsonaro e non sono nemmeno d’accordo. Lo scriva, però", avverte. Piuttosto da assessore alla cultura e appassionato di storia locale tirò fuori dagli archivi del Comune la storia di quella come di tante altre famiglie di "villici", braccianti e poi mezzadri al servizio dei grandi proprietari terrieri, che partirono per il Brasile in cerca di fortuna. I Bolzonaro lo fecero nel 1888: Angelo, la moglie Francesca e i figli Vittorio (trisavolo di Jair), Giovanna e Tranquillo. Ecco, un conto è la storia e un conto l’attualità.
"Va bene la cortesia istituzionale, va bene anche il dovere dell’accoglienza del presidente di uno Stato estero – dice Polo –, ma da qui alla cittadinanza onoraria ce ne passa. Non c’era nessuna ragione e la scelta non è stata condivisa con la comunità". Sarà per questo che ha aderito all’azione avviata dai Verdi per revocare la cittadinanza della discordia all’ex presidente. Dalla cittadinanza onoraria a quella anagrafica il passo è lungo, ma mica tanto, e in Brasile c’è chi scrive che Bolsonaro potrebbe anche fare a ritroso la strada degli antenati, perché tra l’Italia e il Paese sudamericano non c’è un accordo bilaterale per le estradizioni. Sì, ma intanto ad Anguillara c’è chi è pronto a fare le barricate. Dice il consigliere d’opposizione Antonio Spada: "Non giudico Bolsonaro, ma è una persona divisiva. Chiederemo la revoca della cittadinanza onoraria con una mozione in Consiglio comunale, dopo averlo fatto già davanti al giudice".