Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Dal Vajont alla Val di Stava gli altri incidenti gravi alle dighe italiane

La tragedia che si è consumata oggi al bacino di Suviana è purtroppo stata preceduta da altri incidenti che hanno coinvolto alcuni bacini artificiali del nostro Paese

L'Italia, con la sua vasta rete di dighe e bacini idroelettrici, ha vissuto nel corso degli anni diversi incidenti, alcuni dei quali hanno avuto conseguenze tragiche. L'esplosione avvenuta oggi presso la centrale idroelettrica di Suviana, nell'Appennino Bolognese, è solo l’ultima in ordine di tempo, ma questo evento riporta alla memoria altri disastri legati alle dighe in Italia, che hanno segnato profondamente le comunità coinvolte e sollevato questioni sulla sicurezza e la gestione di tali infrastrutture.

Il disastro del Vajont

Il disastro del Vajont è forse il più noto e devastante incidente legato alle dighe in Italia. Il 9 ottobre 1963, una frana di proporzioni gigantesche si staccò dal monte Toc e cadde nel bacino artificiale creato dalla diga del Vajont, situata al confine tra il Friuli-Venezia Giulia e il Veneto. L'impatto della frana generò un'onda che superò l'altezza della diga, provocando la morte di 1.910 vittime di cui 1.450 a Longarone, 109 a Codissago e Castellavazzo, 158 a Erto e Casso e 200 originarie di altri comuni. Lungo le sponde del lago del Vajont vennero distrutti i borghi di Frasègn, Le Spesse, Il Cristo, Pineda, Ceva, Prada, Marzana, San Martino, e la parte bassa dell'abitato di Erto.

Il crollo della diga del Gleno

Un altro tragico evento si verificò il 1° dicembre 1923, quando la diga del Gleno, situata in Val di Scalve (Bergamo), crollò a causa di difetti progettuali e di costruzione. La rottura dell'invaso liberò sei milioni di metri cubi d'acqua, fango e detriti, causando la morte di 356 persone e la distruzione di numerosi edifici e infrastrutture.

La tragedia di Stava

Il 19 luglio 1985, la diga mineraria di Prestavel in Val di Stava (Trento) cedette, liberando milioni di metri cubi di fanghi che travolsero la località di Tèsero, causando 268 vittime. L'incidente fu causato da una serie di negligenze nella gestione e manutenzione degli impianti.

Altri incidenti significativi

Altri incidenti hanno segnato la storia delle dighe italiane, come il crollo della diga di Molare nel 1923 e l'alluvione del Po nel 1951, che hanno evidenziato la vulnerabilità di queste strutture di fronte a eventi naturali estremi o a mancanze nella progettazione e manutenzione.

Le cause degli Incidenti

Le cause degli incidenti alle dighe italiane sono varie e alcune volte sono state riconducibili a errori umani, come negligenze nella progettazione, nella costruzione o nella manutenzione. In alcuni casi, come per il Vajont, la tragedia è stata aggravata da una sottovalutazione dei rischi geologici e da una mancata considerazione degli avvertimenti degli esperti.

Le conseguenze e le risposte

Ogni disastro ha portato con sé non solo un grave bilancio in termini di vite umane, ma anche un impatto significativo sull'ambiente e sul tessuto sociale delle comunità colpite. In risposta a questi eventi, sono state introdotte normative più stringenti e sistemi di monitoraggio e manutenzione migliorati per prevenire futuri incidenti.

Gli incidenti legati alle dighe in Italia hanno lasciato una traccia indelebile nella memoria collettiva e hanno sottolineato l'importanza di una gestione attenta e responsabile di queste infrastrutture. La sicurezza delle dighe rimane un tema di primaria importanza, soprattutto in un contesto di cambiamenti climatici che potrebbero aumentare la frequenza e l'intensità di eventi estremi.