Torino, 2 agosto 2018 - Hanno un nome gli aggressori di Daisy Osakue, la primatista azzurra di lancio del disco under 23 colpita all'occhio dal lancio di un uovo da un'auto in corsa a Moncalieri (Torino). Si tratta di tre ragazzi italiani, identificati dai carabinieri e denunciati a piede libero per lesioni e omissioni di soccorso. Non solo "nessun razzismo", ma "pare che uno dei 'lanciatori' sia il figlio di un consigliere comunale del PD!!!", scrive Salvini su Facebook.
E in serata, infatti, parla anche il padre del ragazzo. "Anche i figli dei consiglieri comunali del Pd fanno delle cavolate. Da padre mi chiedo dove ho sbagliato...", dice amareggiato. "Quando senti di certi episodi, non pensi mai che tuo figlio sia coinvolto - aggiunge interpellato dall'ANSA - Mi dispiace per quello che è accaduto. Ora lui e i suoi amici, che vorrebbero chiedere scusa a Daisy, se ne assumeranno le responsabilità...".
"Non godo per questo - ha aggiunto il vicepremier - perché è un deficiente a prescindere delle idee politiche, però hanno montato una cagnara di una settimana su Salvini, fascismo, nazismo, razzismo. Poi se andiamo a vedere sono dei figli di papà, i cui papà magari guardano a sinistra. Non aggiungo altro, si commenta da sè. Ma qualcuno deve chiedere scusa".
La motivazione del gesto sarebbe riconducibile a mera goliardia. La procura di Torino aveva da subito ipotizzato il reato di lesioni senza l'aggravante razziale. I tre italiani, che abitano a Vinovo, La Loggia e Moncalieri, erano in giro con la Fiat Doblò intestata al padre di uno di loro. Il veicolo era stato già segnalato nei giorni precedenti all'aggressione all'atleta da un'altra donna di Moncalieri, anche lei vittima del lancio di uova, sebbene senza conseguenze, per le vie di Genova. In seguito sono venute fuori ulteriori testimonianze di episodi simili. I carabinieri hanno quindi acquisito i filmati di tutti i negozi delle zone in cui si erano verificati e hanno rintracciato l'auto, che aveva sulla fiancata destra ancora residui di uovo. In caserma il proprietario ha spiegato che spesso l'auto veniva usata dal figlio 19enne. Quest'ultimo ha confessato almeno sette lanci di uova negli ultimi due mesi e ha fatto il nome dei due amici. Anche loro, convocati dai militari dell'Arma, hanno ammesso le proprie responsabilità.