Sos lanciati da naufraghi disperati, codici cifrati, biglietti di addio prima del suicidio, dichiarazioni di amore struggenti e rabbia contro il governo. Dal 2005 il bolognese Roberto Regnoli, 74 anni, ex primario di ortopedia, ha recuperato quasi 900 messaggi in bottiglia nel mare Adriatico. Una collezione particolare, un modo di conservare e raccontare il libro del mare, "dove chiunque può scrivere e venire ascoltato". "Le onde sono come i social, c’è spazio per tutti, per ogni vicenda e per qualsiasi modo di esprimere le emozioni: io cerco di creare uno spazio condiviso", spiega Regnoli. Di storie, spinte dalle correnti e dalla forza dei venti, tra il Molise e la Puglia, il postino delle onde ne ha archiviate una marea, appunto. Ma tutto è cominciato per caso.
Come mai ha iniziato a setacciare le spiagge della Riviera?
"Quasi vent’anni fa comprai un cane, un pelosissimo pastore del Caucaso, che ha un infinito bisogno di scorrazzare senza confini. Così portavo Dago in spiaggia a correre: assieme al mio amico Piero, facevamo lunghissime passeggiate".
Quale fu il primo messaggio?
"Eravamo nel Foggiano e trovammo un foglio con sopra una serie orrenda di insulti, lo buttai subito via".
Quello più bello?
"Risale al 2006: appartiene a un uomo che probabilmente dopo aver scritto il testo si è tolto la vita, troppo era il dolore per la sua amata che lo aveva tradito. ‘Con questo addio ti do l’ultima prova del mio amore, perché amare richiede il sacrificio più grande, lasciare andare la persona amata’".
Quello che l’ha turbata di più?
"Un testo scritto al contrario, dove si chiede al diavolo di fare innamorare una persona di un’altra, Alfonso ed Enza sono i protagonisti. Il messaggio cifrato me l’ha tradotto un mago esperto di riti satanici".
Il messaggio arrivato da più lontano?
"Uno da Nottingham, che ha viaggiato per mille chilometri, e uno dalla Danimarca. Ma questi sono giunti dal cielo, dentro palloncini, poi esplosi, e i biglietti hanno proseguito il percorso".
C’è un ‘tema’ più ricorrente?
"Ci sono messaggi religiosi, sfoghi drammatici, scherzi, richieste di salvataggio. Padri annegati, un ragazzo morto in mare e la sorella che crema il corpo, spargendo le ceneri in acqua e inserendo dentro le bottiglie le lettere degli amici. Poi lamentele contro il governo, appelli a Mattarella e la figlia abbandonata che rimprovera il padre ignoto di non averla mai cercata. Ma ciò che più vogliono le persone sono risposte, repliche: infatti trovo quasi sempre un numero di telefono o un indirizzo da contattare".
E lei cerca gli autori?
"Sempre. Dal 2005 a oggi ho telefonato, viaggiato e incontrato decine di persone. Con una ventina sono in contatto. Due neo laureati a Genova hanno lanciato un messaggio per offrire una bottiglia di vino a chi avesse letto il testo: quando li ho visti mi hanno offerto da bere, ma hanno detto ‘peccato, speravamo di trovare due belle ragazze’".
Quali altre storie le sono rimaste impresse?
"Quella di Franziska, una bimba tedesca che aveva gettato un messaggio dalla nave da crociera sulla quale viaggiava coi genitori. Chiedeva di essere ricontattata. Quando le ho scritto ho scoperto che aveva 9 anni e lei mi ha risposto in tedesco: ‘Ho buttato quella bottiglia a Dubrovnik per il mio compleanno nel 2005’. Per lei sono una specie di eroe romantico, ho realizzato un sogno. Poi, una ragazza fissava un appuntamento, in un posto specifico con una rosa: ebbene, ci sono andato".
Oltre ai messaggi, cosa trova?
"Tantissime bambole voodoo, foto con spilli sicuramente derivanti da riti esoterici. Bombe a mano, sacchetti con droga, un razzo da segnalazione".