Giovedì 24 Ottobre 2024
MATTEO MASSI
Cronaca

Dacia Maraini: “Vi racconto la mia amica Michela Murgia. Intellettuale postmoderna, libera e coraggiosa”

“Ha capito e anticipato i tempi, anche nell’utilizzo dei nuovi media. Mettendosi in gioco di persona, non teorizzando ma costruendo una famiglia basata sulle affinità e gli affetti e non sul sangue”

Roma, 12 agosto 2023 – L’addio a Michela Murgia, inevitabilmente, impone anche una serie di riflessioni sul ruolo della scrittrice nel nuovo Millennio e sulle forme, anche digitali, utilizzate per far circolare il proprio pensiero, intrecciandolo spesso alla propria opera letteraria.

Dacia Maraini
Dacia Maraini

Dacia Maraini ha attraversato il Novecento, il secolo brevissimo, e vive, osserva e scrive anche in questo tempo così profondamente nuovo, in cui si dibatte spesso sull’esistenza della figura dell’intellettuale.

Si dice sempre che a questo Paese mancano gli intellettuali: Michela Murgia può essere considerata un’intellettuale postmoderna?

"Certamente Michela Murgia ha capito e anticipato i tempi, anche nell’utilizzo dei nuovi media. Mettendosi in gioco di persona, non teorizzando ma costruendo una famiglia basata sulle affinità e gli affetti e non sul sangue. E vista la crisi che sta vivendo la famiglia tradizionale di questi tempi penso che il suo sia un esperimento molto coraggioso e anticipatore".

Ha raccontato la malattia evitando accuratamente un linguaggio bellico: può considerarsi una piccola rivoluzione culturale?

"Sì, raccontare la propria malattia senza esibizioni vanitose, ma con la coscienza di esprimere un pensiero alto e nobile, mi sembra un atto rivoluzionario. Il rifiuto del linguaggio bellico e il sorriso sulle labbra nonostante le sofferenze sono una scelta coraggiosa e originale".

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Ha ricordi personali che la legano a Michela Murgia?

"L’ho conosciuta bene. Siamo anche diventate amiche quando lei ha registrato per la Rai un lungo dialogo con me. L’ho sempre ammirata per il suo spirito combattivo, la sua umanità, la sua forza d’animo. Le ho scritto molte volte durante la malattia per esprimerle la mia vicinanza. E lei mi ha risposto sempre sorridente e gentile, senza negare le sofferenze che stava vivendo, ma mai con rabbia o lamento”.

Murgia ha toccato i temi che poco (e male) sono finiti nell’agenda politica del paese: dal fine vita (in Accabadora) al lavoro precario fino a occuparsi dei diritti sociali, anche in battaglie che hanno diviso il Paese. È anche questo il ruolo di una scrittrice?

"Certo, ma non se lo fa come un dovere politico, bensì come espressione di un’indignazione interiore".

Si dice spesso che in Italia si legge poco, ma vedendo scorrere le immagini dei funerali ieri a Roma c’era un popolo di lettori che non è riuscito a entrare in chiesa: la letteratura è ancora un veicolo (come nel Novecento) rappresentativo per far passare temi importanti e magari raccontare la trasformazione di questa società così difficile da decifrare?

"Sì, ma va fatto in maniera profonda e creativa, non didascalica. L’artista si confronta col mistero e il mistero tocca le radici profonde del nostro stare al mondo".

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In Murgia ci sono le radici cattoliche, quelle di un’isola con un vezzo sempre indipendentista (come la Sardegna) e una visione laica della vita, della famiglia e dei diritti sociali: si può riuscire quindi a tenere tutto insieme per allargare lo sguardo sul Paese?

"Non credo che si tratti di tenere insieme le varie anime della religione, ma penso che il cristianesimo è sempre stato diviso: da una parte San Francesco, dall’altra il Vaticano con le sue strategie, le sue banche e la sua polizia. Si può rispettare la parte imperiale della Chiesa, come ha fatto Chiara D’Assisi, e come hanno fatto le mistiche innamorate di Cristo, ma nello stesso tempo hanno sempre rifiutato il potere ecclesiale e le sue forme di corruzione. D’altronde le parole di Cristo, a cui si riferiva Michela Murgia, sono ancora oggi in contrasto con molti comportamenti compromissori e aristocratici della Chiesa ufficiale. Papa Francesco si può dire che sia una eccezione, e come può, data la carica che ricopre, sta dalla parte di Michela, ma la Chiesa nella storia ha fatto troppi danni in nome di Dio".