Giovedì 15 Agosto 2024
EMANUELA ROSI
Cronaca

Crollo del Ponte Morandi. I tempi del processo si allungano. Corsa contro il tempo per la verità

La portavoce del Comitato Vittime: "Ci aspettiamo giustizia, perché non è stato un meteorite"

Crollo del Ponte Morandi. I  tempi del processo si allungano. Corsa contro il tempo per la verità

La portavoce del Comitato Vittime: "Ci aspettiamo giustizia, perché non è stato un meteorite"

Sei anni, 2.190 giorni di un doloroso conto infinito per i parenti delle 43 persone che da quel 14 agosto 2018 hanno smesso di contare le tappe della loro vita soffocate, schiacciate, sbriciolate dalle macerie del ponte Morandi. Un processo con 58 imputati, 324 testimoni già ascoltati, oltre 16mila pagine trascritte, 170 udienze svolte che aumenteranno di 3 ogni settimana dalla riapertura del tribunale di Genova a settembre. Sono i numeri di una tragedia e della giustizia che dovrebbe lenirne il dolore, dando nomi e volti alla verità.

Numeri destinati a crescere ancora allungando la distanza fra "verità e giustizia" che chiedono i familiari delle vittime e lo Stato continua a promettere. Altri due anni almeno se verrà concesso dal collegio dei giudici il supplemento di perizia chiesto da tutti gli imputati, in primis quelli di Spea, l’ex società che avrebbe dovuto occuparsi dei controlli e delle ispezioni. A settembre potrebbe essere affidato agli stessi esperti che già avevano firmato le relazioni sullo stato di salute del viadotto e sulle cause del crollo durante le indagini preliminari. Periti che hanno sottolineato le falle nelle manutenzioni da parte di Autostrade per l’Italia, allora guidata dal principale imputato Giovanni Castellucci: la "mancanza e/o l’inadeguatezza dei controlli e delle conseguenti azioni correttive costituiscono gli anelli deboli del sistema; se essi, laddove mancanti, fossero stati eseguiti e, laddove eseguiti, lo fossero stati correttamente, l’evento non si sarebbe verificato". Chiaro no? Ma i legali degli imputati chiedono nuovi accertamenti, la chiusura del processo potrebbe slittare alla primavera del 2026 e incidere sulle prescrizioni, mentre già a giugno si sono prescritti i reati di falso ideologico.

"Le immagini di quel drammatico evento appartengono alla memoria collettiva della Repubblica e richiamano alla responsabilità condivisa di assicurare libertà di circolazione e assenza di rischi a tutti gli utenti, tutelando il patrimonio infrastrutturale del Paese – ha rimarcato Mattarella –. Le responsabilità devono essere definitivamente accertate e auspico che il lavoro delle autorità preposte si svolga con l’efficacia e la prontezza necessarie a ogni sentimento di giustizia: il tempestivo processo di ricostruzione del collegamento tramite il Ponte Genova San Giorgio non costituisce, infatti, attenuante per quanto accaduto".

"Fare giustizia e individuare le responsabilità per ciò che è accaduto, accertando una volta per tutte colpe e omissioni, è un dovere morale, oltre che giudiziario" ha ribadito la presidente del consiglio Giorgia Meloni. "Purtroppo in Italia i processi sono così lunghi e noi abbiamo bisogno di avere certezza su ciò che in cuor nostro è già certo, che sono le motivazioni di questa tragedia" ha detto Egle Possetti, portavoce del Comitato dei parenti delle vittime che quel giorno perse la sorella, il cognato e il nipote. "Dobbiamo avere una verità processuale definita, delle condanne, perché non è stato un meteorite o quant’altro hanno cercato di inventare – ha sottolineato –. Non cambia nulla, i nostri cari non torneranno, ma sarà un passo importante per tutto il Paese". E alla cerimonia nella Radura della Memoria, ha aggiunto: "Nel processo stiamo lottando per l’emersione dell’unica verità possibile, contro ogni mistificazione e tentativo di purificare l’acqua che scorre intorno a noi e che cerca di lavare via il segno lasciato dalla perdita di 43 persone". E ha parlato di "memoria collettiva che purtroppo si sta dileguando nel tempo".

Ma anche ieri, alle 11:36 come quando il Morandi crollò, 43 rose bianche, una per ogni vittima, sono cadute nel torrente Polcevera dall’ex ponte delle Rattelle.