Il riconoscimento di Putin dell’indipendenza da Kiev delle due province autonome del Donbass rappresenta una sostanziale (non formale) violazione degli accordi di Minsk che provarono a riportare la pace nell’est Ucraina. Ma nella vicenda delle tensioni fra Mosca e Kiev emerge anche il venire meno (esplicito) di una promessa fatta alla Russia dalla Nato.
Si tratta del suo impegno a non avanzare a Est "neppure di un centimetro". Il documento segreto è stato reso noto dal tedesco Der Spiegel. Una promessa smentita dai fatti, visto che da allora ben 14 Paesi sono passati dall’ex impero sovietico all’alleanza militare atlantica.
Da qui le contromosse di Putin: la guerra in Georgia, l’occupazione della Crimea, l’appoggio ai separatisti del Donbass, lo schieramento di oltre centomila soldati al confine con l’Ucraina, infine la dura linea diplomatica: "Mosca è stata imbrogliata e palesemente ingannata". Per tutta risposta, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha ripetuto quella che per anni è stata la linea difensiva di Washington sull’allargamento a Est della Nato: "Nessuno, mai, in nessuna data e in nessun luogo, ha fatto tali promesse all’Unione sovietica". Una dichiarazione smentita dal settimanale.
Vero o non vero che sia questo documento, è un fatto che il riconoscimento del Donbass violi in qualche modo gli accordi di Minsk del 2014. L’intesa riconosce la regione a Kiev, ma è stata firmata dai miliziani filorussi e dall’Ucraina. Non da Mosca che non si sente vincolata al patto.
Giovanni Panettiere