Roma, 20 settembre 2023 – Strutture che servono per garantire l’espulsione dei non aventi diritto oppure prigioni nelle quali, con la detenzione e la privazione dei diritti, si fa pressione sui migranti per spingerli ad accettare il provvedimento di espulsione che li riguarda? I Cpr sono un ibrido che divide. Come osserva il presidente emerito della Corte Costituzionale Cesare Mirabelli "se le condizioni sono detentive invece che di accoglienza, potrebbero violare i diritti della persona riconosciuti dalla Costituzione". Il discrimine è molto sottile.
Il Viminale: chi va nei cpr
"Nei Cpr – spiegano al Viminale – sono
trattenuti i cittadini stranieri destinatari di un provvedimento di espulsione o di respingimento, quando non è possibile eseguirne con immediatezza il rimpatrio a causa di situazioni transitorie. Nei Cpr possono essere inoltre trattenuti anche i migranti richiedenti asilo, ad esempio quando costituiscono un pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica, quando risultino condannati, anche con sentenza non definitiva, per gravi reati o percolo di fuga". Il Cdm ha deliberato di estendere a 18 mesi (6 mesi iniziali, seguiti da proroghe trimestrali) il limite massimo di permanenza nei Cpr degli stranieri non richiedenti asilo. Per i richiedenti asilo il limite è 12 mesi.Dentro chi commette reati
"Nei Cpr – si sostiene al ministero dell’Interno – non vengono trattenuti coloro che hanno commesso semplici violazioni amministrative. Il trattenimento è disposto, con priorità, nei confronti degli stranieri considerati una minaccia per l’ordine e la sicurezza pubblica; condannati, anche con sentenza non definitiva, per gravi reati. Il trattenimento è disposto con provvedimento del questore trasmesso, entro 48 ore, al giudice di pace territorialmente competente per la convalida. Anche l’eventuale proroga è soggetta a convalida. Le forze dell’ordine presidiano lo spazio esterno delle strutture e possono entrare nelle zone dove vivono i migranti solo su richiesta degli enti gestori in casi eccezionali". Chi si trova dentro un Cpr non può uscirne liberamente.
Quanti sono e quanti saranno
"Attualmente – osservano al Viminale – sono attivi dieci Cpr, in otto regioni, con una capienza teorica di 1.338 posti, di cui 619 sono effettivamente utilizzabili: la rimanente parte non è disponibile soprattutto in ragione dei danneggiamenti". Tra gli obittivi c’è anche ristrutturare le struttre esistenti per recuperare tutti i posti. In realtà i centri attivi sono nove e non dieci: quello di Torino è chiuso perché inutilizzabile. Al momento, sono solo otto le regioni – compreso il Piemonte – che hanno un Cpr, alcune (Puglia e Sicilia) due. All’appello ne mancano 12: Veneto, Campania, Emilia-Romagna, Toscana, Calabria, Liguria, Marche, Abruzzo, Trentino-Alto Adige, Umbria, Molise e Val d’Aosta. Qui dovrebbero sorgere i Cpr, con un raddoppio per la Lombardia. Totale 22, massimo, 23. Sarebbero costruiti "in zone scarsamente popolate e facilmente sorvegliabili", probabilmente in ex caserme, carceri, aeroporti dismessi.
Enti locali contro, toscana in primis
La Toscana si schiera contro la costruzione di un Cpr. "Non darò – annuncia il governatore Giani – l’ok a nessun Cpr in Toscana. Si stanno prendendo in giro gli italiani perché il problema dell’immigrazione, è come farli entrare e accoglierli, non come buttarli fuori". E anche la città di Pescia (Pistoia) – si parlava di un Cpr nell’ex carcere di Veneri – è nettamente contraria. "L’ipotesi di realizzare qui un Cpr – afferma il sindaco Riccardo Franchi – ci trova in totale disaccordo e che ci vedrà impegnati su tutti i fronti possibili di opposizione a questi lager autorizzati". Ok invece dall’Alto Adige ma solo per una struttura molto piccola. "Il ministro – ha detto il governatore Arno Kompatscher – mi ha ribadito che il Cpr servirà solo per le esigenze locali e non ci saranno trasferimenti da altre regioni. Il Centro avrà una capienza di circa 50 posti". Cauto il delegato Anci per l’immigrazione, il sindaco di Prato Matteo Biffoni: "Sui Cpr attendiamo le proposte del governo per fare poi le nostre valutazioni. Ma il tema dei migranti non si risolve con i Centri per il rimpatrio".