Roma, 28 agosto 2023 – Una nuova sottovariante del Covid-19, con un elevato numero di mutazioni che potrebbe aiutarla a neutralizzare il sistema immunitario, è emersa in almeno 6 Paesi su 3 continenti, suscitando l’allarme degli scienziati. L’ultimo arrivato della famiglia Omicron, il sottolignaggio Ba.2.86, è stato ribattezzato Pirola ed è stato rilevato per la prima volta in Danimarca verso fine luglio. Da allora è stato individuato anche in Israele, Sudafrica, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti. In questi ultimi, dove la variante dominante è ancora Eris, si è registrata un’impennata di casi e ospedalizzazioni nelle ultime settimane, al punto che alcuni distretti scolastici americani sono stati costretti a cancellare le lezioni in presenza, mentre diversi ospedali hanno ripristinato l’obbligo di indossare la mascherina.
Il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie americano (Cdc) ha individuato almeno 2 casi riconducibili alla variante Pirola negli Usa e ha diffuso una scheda su tutto ciò che c’è da sapere su Ba.2.86.
Gli esperti statunitensi avvertono che questo sottolignaggio presenta molteplici differenze genetiche rispetto alle versioni precedenti del Sars-Cov-2, per cui occorre tenerlo d’occhio. In base alle informazioni attualmente disponibili, non ci sono ancora prove che Pirola sia più contagiosa o che causi una malattia più grave, dato che solo 9 sequenze sono state analizzate entro il 23 agosto, data di pubblicazione del comunicato del Cdc.
Gli scienziati americani sostengono che i test attualmente utilizzati sembrino essere in grado di rilevare anche questa variante, così come rimangono efficaci anche i farmaci anti-Covid comunemente usati.
Ma il più grande punto interrogativo riguarda i vaccini. Non si sa ancora, infatti, se i vaccini aggiornati, previsti per questo autunno, saranno efficaci anche contro la variante Pirola. In più, secondo il Cdc, le persone che avevano già avuto il Covid o ricevuto il vaccino potrebbero essere più esposte alla contrazione di Ba.2.86. "L'immuno-evasitività di Ba.2.86, con più di 35 mutazioni e cambiamenti di aminoacidi rispetto a Xbb.1.5, il bersaglio del 'nuovo' vaccino, ancora non disponibile, sarà problematica ed esemplifica il motivo per cui una strategia di caccia alle varianti non funziona”, scrive su Twitter Eric Topol, responsabile dello Scripps Research Transnational Institute in California. “Abbiamo bisogno di un vaccino a prova di varianti ed esistono molti candidati", aggiunge lo scienziato.
In Italia non c’è ancora traccia di Pirola, ma in base alle esperienze precedenti potrebbe essere solo una questione di tempo. "Attualmente non desta particolari preoccupazioni, ma serve attenzione, considerate le sue caratteristiche e le molte mutazioni", spiega in estrema sintesi Massimo Ciccozzi, responsabile dell'Unità di Statistica medica ed Epidemiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma che ha appena pubblicato uno studio su questa ennesima versione del Coronavirus, sul Journal Medical Virology, insieme a Fabio Scarpa, del dipartimento di Scienze Biomediche dell'università di Sassari.
Questa variante "è stata posta sotto l'attenzione dall'Organizzazione mondiale della sanità, perché era stata trovata in differenti Stati, senza però che ci fosse un nesso epidemiologico, ovvero un legame con spostamenti di persone infettate. In ogni nazione in cui è stata isolata sembra essere a se stante", ricorda Ciccozzi, spiegando il perché dello studio particolareggiato su questa variante. In ogni caso, l’esperto dubita che “nei prossimi mesi possa accadere qualcosa di stravolgente”.