Giovedì 26 Dicembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Covid-19, vaccino di Oxford fornisce "forte risposta immunitaria"

La rivista 'Lancet' pubblica uno studio sulla sperimentazione del ChAdOx1, prodotto dallo Yanner Institute insieme all'italiana Irbm

Covid-19, il vaccino della Oxford University sta ottenendo buoni risultati (Ansa)

Roma, 20 luglio 2020 - Il vaccino anti Covid-19 creato a Oxford "ha indotto una forte risposta immunitaria". E' la conclusione che emerge dall'articolo pubblicato dalla rivista 'Lancet' in merito al vaccino anti Covid ChAdOx1, messo a punto dallo Yenner Institute della Oxford Universiy con la collaborazione dell'italiana Irbm. Si tratta di risultati giudicati come preliminari, ma che in questa fase di sperimentazione, giunta al cinquantaseiesimo giorno, stanno fornendo una "forte risposta immunitaria. La fase di sperimentazione 1-2 ha finora coinvolto 1007 adulti sani. Ulteriori studi - si legge - sono necessari per confermare se il vaccino protegga effettivamente dal Covid-19".

"C'è ancora molto lavoro da fare prima di poter confermare se il nostro vaccino aiuterà a gestire la pandemia di Covid-19, ma questi primi risultati sono promettenti", ha fatto sapere in una nota la professoressa Sarah Gilbert, responsabile del team che sta lavorando al vaccino. Lo step successivo è quello di continuare con questi 'trials' affinché si possa essere sicuri che il vaccino ChAdOx1 possa essere giudicato come sufficiente a coprire le persone dal contagio. Oltre ai test, la professoressa Gilbert raccomanda maggiori studi sul virus: "Dobbiamo saperne di più sul virus. Non sappiamo ancora quanto sia forte la risposta immunitaria che dobbiamo provocare per proteggere efficacemente dal contagio. Se il nostro vaccino è efficace, è comunque un'opzione promettente perchè questi tipi di vaccino possano essere prodotti su larga scala".

ChAdOx1, origini anche italiane

Il vaccino ChAdOx1 ha origini anche italiane. Più precisamente a Pomezia, sede della Irbm, l'azienda che sta collaborando con i laboratori dello Jenner Institute dell'Universit di Oxford (coadiuvato anche dall'Oxford Vaccine Group). Dopo aver dimostrato sicurezza ed efficacia sugli animali, la sperimentazione sull'uomo del candidato vaccino italo-britannico è entrata in una fase cruciale. l vaccino si basa sulla tecnica del 'vettore virale', ossia l'utilizzo di un virus simile a quello che si vuole prevenire ma non aggressivo, a cui si 'incollano' le informazioni genetiche che si spera facciano scattare la risposta immunitaria dell'organismo. Ed è proprio questo che fanno nei laboratori della Irbm. Questo vaccino in particolare utilizza un vettore virale di scimpanzé con deficit di replicazione basato su una versione indebolita di un comune virus del raffreddore (adenovirus), che causa infezioni negli scimpanzé e contiene il materiale genetico della proteina spike SARS-CoV-2. Dopo la vaccinazione, viene prodotta la proteina spike superficiale, la quale attiva il sistema immunitario affinchè attacchi il virus Covid-19 se questo dovesse in seguito infettare l'organismo. Il vettore adenovirus ricombinante (ChAdOx1) è stato scelto per generare una forte risposta immunitaria già da una singola dose e non è replicante, non puo' quindi causare un'infezione nell'individuo vaccinato. I vaccini prodotti con il virus ChAdOx1 sono stati finora somministrati a oltre 320 persone e si sono dimostrati ben tollerati, sebbene possano causare effetti indesiderati temporanei, come febbre, sintomi simil-influenzali, mal di testa o dolore al braccio. 

Gran Bretagna, prenotate altre 90 milioni di dosi

E intanto, proprio sul tema della produzione su larga scala di vacini, la Gran Bretagna si è già portata avanti nell'acquisizioni di grandi quantitativi. Il governo britannico infatti ha prenotato altre 90 milioni di dosi di vaccino contro il Covid-19. Il nuovo accordo si va a sommare a quello siglato con AstraZeneca per 100 milioni di dosi del vaccino di Oxford University, e prevede la fornitura di 30 milioni di dosi del vaccino BioNtech/Pfizer e di 60 mln di dosi del vaccino Valneva. Si tratta di prodotti ancora sperimentali, che fanno parte dei circa 20 in sviluppo in tutto il mondo contro Sars-CoV-2. "Ovviamente sono speranzoso, tengo le dita incrociate, ma dire che sono certo al 100% che avremo un vaccino quest'anno, o in effetti l'anno prossimo, è purtroppo solo un'esagerazione. Non siamo ancora a questo punto", ha detto il premier Boris Johnson.