Non sfondano le vaccinazioni anti-Covid per i bambini dai cinque agli undici anni. Dopo l’exploit dei primi giorni successivi all’inizio delle inoculazioni per questa fascia d’età – il D-day si è avuto il 16 dicembre scorso –, nonostante delle 57mila prime dosi somministrate martedì oltre 34mila abbiano interessato bambini, solo il 6,3% della popolazione tra 5 e 11 anni ha ricevuto almeno un’iniezione della profilassi. In termini assoluti si tratta di 232.707 piccoli, di questi appena 230 (0,01%) ha completato il ciclo vaccinale, stando ai numeri ufficiali del governo aggiornati a ieri.
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Il professor Alberto Villani, direttore del dipartimento Emergenze del Bambino Gesù di Roma, più che di resistenza dei genitori al vaccino per i figli parla di un atteggiamento di attesa. "Diversi, anche tra chi si è vaccinato di per sé – spiega –, vogliono vedere come evolve la campagna fra i più piccoli. Questo ha poco di razionale, perché la profilassi è testata e sicura, ci sono già state milioni d’inoculazioni. È il risultato di un progresso scientifico lungo decenni che ci ha portato a questa grande opportunità".
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Eppure le fake news propugnate dalla galassia No Vax, che annovera anche una ridottisima minoranza del totale dei professionisti sanitari, non conoscono tregua. Finendo per alimentare un naturale senso di preoccupazione dei genitori che in massa si attaccano al telefono del pediatra di famiglia. "Ci chiamanodopo aver letto in rete di possibili rischi d’infertilità o disfunzioni sessuali dovuti alla profilassi – è la tesimonianza della bolognese Teresa Monari, pediatria con oltre 35 anni di esperienza alle spalle –. Non c’è alcuna evidenza scientifica a riguardo, ma queste dicerie hanno finito per convincere centinaia di mamme a papà a posticipare a dopo le ferie le inoculazioni, con conseguenze alle volte pesanti: a causa dei cenoni e dei pranzi di Natale, con parenti in arrivo da lontano, tanti di questi genitori si sono ritrovati con l’intera famiglia contagiata".
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Sì, perché nel frattempo il Covid non va in vacanza e il luogo comune – duro a morire nell’opinione pubblica – che l’infezione risparmierebbe i giovanissimi è purtroppo smentito dalle statistiche. Complice l’alto livello di contagiosità della variante Omicron, sempre più diffusa anche nel nostro Paese, oggi il 26% dei positivi risulta in età scolare (fonte: Istituto superiore di sanità). Non solo, l’incremento dei ricoveri per il virus in Pediatria nella settimana 21-28 dicembre è stato del 46%, puntualizza la Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere, monitorando i reparti dei 21 ospedali sentinella e dei quattro nosocomi pediatrici.
Uno di quest’ultimi, il Gaslini di Genova, ha come primario d’Infettivologia il professor Elio Castagnola. "Ad oggi – racconta – abbiamo 13 pazienti Covid, due in semintensiva e uno in rianimazione, il più piccolo ha un anno e mezzo, il più grande 16. Ad ottobre avevamo al massimo due ricoverati". La netta maggioranza dei malati è sprovvista di copertura vaccinale. "Questo è un virus, che colpisce poco i bambini – continua Castagnola –, ma può avere una sintomatologia grave". Da qui l’invito a vaccinare gli under 12: "La profilassi è come le cinture di sicurezza, riduce notevolmente i rischi dovuti all’impatto con il virus".
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