Una "patente di libertà". Per poter praticare sport amatoriale, viaggiare, andare in una spa o partecipare ai convegni. Lo chiedono con forza le Regioni per poter gestire al meglio il possibile ritorno alla normalità; chiunque si sia vaccinato, dovrebbe poterlo dimostrare attraverso un ‘patentino’ che gli consentirebbe di accedere a tutte quelle attività precluse agli altri.
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Così, mentre si scalda il dibattito sull’obbligatorietà del vaccino anti-Covid, i territori propongono la terza via per garantire la ripartenza del Paese limitando i rischi del contagio, anche il coordinatore del Comitato tecnico-scientifico, Agostino Miozzo, alla luce della richiesta delle Regioni, presuppone a breve una discussione del Parlamento sul tema.
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A favorire l’esibizione del certificato potrebbe essere una app annunciata nei giorni scorsi nell’ambito del Piano vaccini. La stessa che consentirebbe – per esempio – di prenotare la somministrazione, fissare l’appuntamento e mettersi in lista per il giorno e il luogo in cui si avrà la dose e il successivo richiamo. Anche se il download sarà facoltativo, potrebbe essere utile come ‘lasciapassare elettronico’ da esibire agli operatori una volta immunizzati. A premere perché si avviino provvedimenti in questo senso è soprattutto il settore del turismo, come ha sottolineato Francesco Gatti, presidente di AssoHotel, l’associazione di categoria che riunisce circa 300 albergatori su Roma. Che auspica "la riapertura di alcune attività ancora sospese, come le spa e i convegni, garantendo l’accesso almeno a chi è vaccinato; per noi sarebbe utilissimo perché questo serve a tenere occupata in albergo qualche camera in più. Esibire il certificato per entrare negli hotel, sarebbe invece complicato, perché nel settore la clientela è varia e internazionale". Ma non ci sono solo alberghi e tour operator. Le Regioni premono perché si possa tornare anche giocare a calcetto o fare ginnastica, ma i numeri – al momento – non promettono nessuna ripartenza davvero a breve.
Ieri i nuovi casi sono stati 11.212, +0,5% rispetto a l’altro ieri (erano +8.585), mentre i decessi sono stati 659. Il Veneto resta la regione più colpita in questa seconda ondata (+2.655 casi), seguita dal Lazio (+1.218). Tutte le altre regioni hanno incrementi a tre o due cifre — eccetto il Molise (+7) — e la maggior parte è alle prese con una crescita sostanziale e ancora nessuna regione registra zero decessi. Anche in Emilia-Romagna (+90) e Piemonte (+56) i dati sulle vittime restano allarmanti. Il tasso di positività nazionale è all’8,7% (mentre il 28 dicembre sfiorava il 12,5%) più basso della settimana scorsa ma ancora troppo alto per abbassare la guardia. Nelle ultime 24 ore sono infatti aumentati anche i tamponi, con 128.740 contro i 68.681 del giorno precedente. Cifre ancora molto basse per garantire il tracciamento.
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