Professore, lei è stato uno dei protagonisti del contrasto del Covid. Che significato ha il provvedimento di ieri?
"È un provvedimento che imprime una svolta nella gestione dell’infezione da SARS-CoV-2 – avvisa Francesco Vaia, ex direttore generale dell’Istituto Spallanzani di Roma e ora direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute –. La rimozione dell’obbligo dell’isolamento, che arriva dopo il grande cambiamento dello scenario epidemiologico di questi ultimi mesi, è il segno tangibile che questa infezione è cambiata ed è necessario un cambio di paradigma nell’approccio di sanità pubblica".

Possiamo dire che la pandemia è finita e che quello che abbiamo vissuto è alle spalle?
"Certamente sì. L’Oms ha già sancito la fine del Covid come emergenza sanitaria globale. Questo profondo cambiamento è il risultato dello sviluppo nella popolazione di una diffusa ’immunità ibrida’, cioè dalla combinazione degli effetti della enorme campagna vaccinale di massa e della larghissima diffusione dell’immunità naturale. Questo ha prodotto una malattia molto diversa da quella che ha travolto l’intero pianeta nel 2020. Da malattia grave anche nei giovani, sani e senza apparenti fattori di rischio, è diventata una infezione meno grave, che generalmente non provoca sintomi o causa sintomi modesti, e che determina un quadro clinico rilevante solo nelle persone estremamente fragili, grandi anziani e persone con multiple patologie concomitanti, in particolare portatori di immunodepressione. La grande diga costituita dall’immunità ibrida e l’evoluzione da varianti più aggressive a varianti molto diffusibili ma meno capaci di indurre malattia hanno generato, dopo tre anni, il passaggio verso la endemizzazione di questo virus".
Il Covid è diventato un’influenza gestibile come le altre?
"Ha caratteristiche diverse dall’influenza, ma condivide con l’influenza l’aspetto della gravità confinata alle persone più vulnerabili. Oggi possiamo considerarla una nuova malattia infettiva che si va ad aggiungere alle altre, con caratteristiche di gravità e di rischio che ricalcano quelle dell’influenza, e contro cui abbiamo armi efficaci, dalla vaccinazione alle terapie precoci. Il grande sviluppo tecnologico e farmacologico di questi tre anni rimane a disposizione dei clinici per fronteggiare la malattia nei soggetti vulnerabili".
In autunno ci potrà essere una recrudescenza del virus?
"Una stagionalità nel Covid è argomento ancora dibattuto. L’autunno e l’inverno rappresentano un momento di maggiore criticità per incidenza e concomitanza di altre infezioni respiratorie. Non vi sono particolari preoccupazioni per l’autunno, ma andrà gestita una nuova campagna d’immunizzazione, con vaccini monovalenti aggiornati sulle varianti ricombinanti circolanti (XBB), ma soprattutto nuova perché mirata solo sulle persone fragili e a rischio, e che non avrà più il carattere dell’obbligatorietà, ma sarà basata sulla raccomandazione. Anche questa una svolta, per una malattia cui dobbiamo prestare attenzione ma senza più paura o incertezza".
Come trattarla?
"La vaccinazione rimane uno strumento fondamentale, ma da riservare a persone fortemente a rischio di malattia grave e complicanze, e a chi assiste queste persone. Per chi ha malattie che causano una scarsa risposta alla vaccinazione, ad esempio pazienti con gravi forme di tumore o fortemente immunodepresse, è possibile fare ricorso alla profilassi primaria con anticorpi monoclonali. La terapia precoce con antivirali e anticorpi monoclonali rimane uno strumento importantissimo, per ridurre la frequenza e gravità delle complicanze nelle persone a rischio".
Come sarà la campagna vaccinale per chi dovrà farla?
"Sarà possibile effettuarla insieme alla vaccinazione antinfluenzale, e verranno utilizzati vaccini aggiornati con le ultime varianti circolanti. Mantenendo una cadenza annuale della vaccinazione, in autunno/inverno. Anche questo è un ritorno alla normalità. Non più obblighi, non più restrizioni ma responsabilità individuali delle persone. Un approccio maturo per un Paese maturo quale l’Italia".
Che cosa rimane dell’esperienza della pandemia?
"La pandemia è alle spalle. Dobbiamo aggiornare e mantenere efficiente un sistema di sorveglianza, come per tutte le malattie infettive, ma non serve assolutamente avere una legislazione straordinaria oggi né regole superate. Abbiamo una lezione che sarebbe delittuoso non cogliere: mai più farci trovare impreparati, bisogna anticipare, prevenire. La prevenzione sia il nostro vero undicesimo comandamento. Investire sulla prevenzione significa veramente regalarci una vita migliore e proteggere i più fragili a partire dai grandi anziani, dagli oncologici, dai portatori di malattie croniche e cronico degenerative. Il nostro è un Paese nel quale si vive di più, nel quale è più facile diventare anziani e grandi anziani. Nostro dovere è proteggerli".