Roma, 18 febbraio 2021 - Utilizzare tutte le potenzialità del Paese, pubbliche e private, centrali e regionali, civili e militari, rimettendo al centro della campagna vaccinale, con un ruolo di concertazione e coordinamento, la Protezione civile. Il metodo Draghi è sempre quello del whatever it takes: costi quel che costi, vaccineremo tutti. Obiettivo le 300mila dosi al giorno ad aprile per arrivare a picchi di 5-600mila a giugno e somministrare così almeno 45,5 milioni di dosi (su 64.5 milioni promesse dalle aziende) nel secondo trimestre del 2021. Un numero che si aggiungerebbe alle 14,5 milioni di dosi del primo trimestre. Così, a fine giugno, sarebbero stati vaccinati 30 milioni di italiani: la metà della popolazione. È un’impresa epica, allo stato delle cose, e non solo a prescindere dall’effettiva disponibilità dei vaccini (che a fine giugno sarà teoricamente di 59 milioni di dosi totali).
Bollettino Covid del 18 febbraio
I vaccinati in Italia in tempo reale
Per questo Draghi vuole rendere più efficiente e spedita l’organizzazione della campagna, arruolando tutte le risorse disponibili. Confucianamente, non importa di che colore è il gatto, purché prenda i topi.
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Da quanto filtra da palazzo Chigi, il ruolo del commissario straordinario Domenico Arcuri sarebbe ridimensionato a quello di coordinare gli acquisti dei vaccini. Il trasporto sarebbe di competenza delle aziende fornitrici e dell’esercito, mentre sul territorio toccherebbe alle Regioni in coordinamento con la Protezione civile.
Le Regioni schiererebbero i propri medici e infermieri che opererebbero – sfiorite definitivamente le velleitarie ’primule’ di Arcuri – in strutture delle Asl, palazzetti dello sport, palestre, strutture mobili. Non solo: si pensa a un largo utilizzo dei medici di base (per i quali, osservano alcune Regioni, è essenziale che sia stilato un accordo-quadro nazionale), ai quali si affiancherebbero i farmacisti e i volontari della Protezione civile (in primis medici e infermieri di Anpas, Misericordie e Croce Rossa).
Le Regioni potrebbero mobilitare anche le strutture sanitarie private convenzionate e la Protezione civile regionale. In prima linea nello sforzo vaccinale ci sarebbero anche, come già oggi, gli uomini delle Forze Armate, che opereranno con drive through ed eventualmente in caserme. "La Difesa c’è sempre e lavora con la concretezza dei fatti – ha detto il titolare del dicastero, Lorenzo Guerini –. Daremo tutto il supporto richiesto". Palazzo Chigi, d’intesa con il ministero della Salute, ha già chiesto una relazione alla Protezione civile nazionale e ha contattato il Commissario straordinario.
Entro la fine della prossima settimana, verrà preparata una bozza di piano governativo che verrà discussa con le Regioni e le province autonome. Gli attori che saranno coinvolti – a partire dalla Protezione civile – non attendevano altro ma, pur scalpitanti, non parlano e attendono le determinazioni di Palazzo Chigi. Il piano sta prendendo forma. "Si farà – osserva un esponente di prima linea del volontariato, sul campo da decenni di emergenza in emergenza, che è stato contattato dallo staff di Draghi per fornire un contributo – quello che la Protezione civile avrebbe dovuto fare da molti mesi e non ha fatto, non per colpa sua: svolgere il suo ruolo di istituzione del Paese nel governo dell’emergenza".
La Protezione civile, infatti, è l’unica istituzione in grado di attivare migliaia di volontari di coordinare forze dell’ordine, militari e sistema sanitario. "Ora bisognerà recuperare il tempo perduto – spiega l’esponente –. L’obiettivo è lavorare in maniera coordinata, senza esautorare nessuno, tanto meno le Regioni. Con un ruolo forte di concertazione e coordinamento del dipartimento di Protezione civile, si supererebbe la disparità di scelte e, diciamolo, anche di efficienza delle Regioni e si garantirebbe a tutti i cittadini un accesso veloce ai vaccini".
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