La somministrazione di anticorpi monoclonali può ritardare, attenuare o prevenire l’insorgenza dei sintomi da Covid-19. Su questi presupposti l’agenzia americana Fda ha dato semaforo verde all’impiego in emergenza di bamlanivimab, farmaco sperimentato da Eli Lilly (azienda con importanti stabilimenti anche in Italia) i cui effetti sono riportati in uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine. Secondo le attuali indicazioni, il trattamento su pazienti nei quali l’infezione da virus Sars-Cov-2 sembra iniziare a galoppare ha fatto calare gli accessi al pronto soccorso e i ricoveri ospedalieri, contrastando l’aggravamento in un numero significativo di casi. Ne parliamo con Silvio Garattini, presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano.
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Professor Garattini, che cosa pensa del via libera dell’Fda americana agli anticorpi monoclonali?
"Conosco il caso, c’è grande speranza, una terapia in pole position indicata quando la malattia si è instaurata da poco. Speriamo che funzionino bene".
Come funziona il farmaco?
"La struttura della molecola è nota, può essere fabbricata industrialmente. Si rivolge contro la proteina spike per impedire quel legame che permette al virus di penetrare nelle cellule. Bisogna vedere se questo è sufficiente, il virus potrebbe trovare anche altre modalità per entrare nelle cellule".
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Oltre ai vaccini, quanti centri di ricerca stanno sintetizzando anticorpi monoclonali in funzione antivirus?
"Di laboratori impegnati ce ne sono diversi. In Italia, a Siena, il gruppo del professor Rappuoli con Gsk sta lavorando a un’altra soluzione molto promettente".
Potrà cambiare l’andamento dell’epidemia?
"Bisogna vedere cosa accade con questi farmaci nella malattia avanzata, l’efficacia è ancora da dimostrare. I vaccini serviranno per prevenire, gli anticorpi monoclonali servono quando la malattia è avviata".
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Quanto tempo per averli in Italia?
"I tempi dipendono dalla volontà all’Ema, l’agenzia europea, che impiega qualche settimana, forse meno in questi casi, per esprimere un giudizio. L’Aifa poi farà una sua valutazione, a quel punto le regioni potranno utilizzarli".
Qualche riserva?
"Certe notizie potrebbero indurre a pensare che tutto si risolve. Attenti. Dobbiamo evitare di dare l’idea che sia tutto finito, la gente è confusa. Diciamo che c’è speranza, ma per ora raccomando cautela".
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