Martedì 5 Novembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Cronaca

Covid, bar chiusi a mezzanotte e stretta sulla movida. Ipotesi stop per sport amatoriale

Il nuovo Dpcm atteso già domani. Il governo vuole fermare i contagi tra amici: feste vietate nei ristoranti, cerimonie a numero chiuso

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Chiusura anticipata alle 24 per bar e ristoranti, ma il divieto di consumo di bevande davanti ai locali scatterà già alle 21, per mettere un freno alla movida. Proibite le feste private nei luoghi pubblici mentre viene fissato un tetto (20 o 30 persone) per battesimi, matrimoni, cresime. Non ci potranno essere più di sei persone allo stesso tavolo, e verrà introdotto l’obbligo di consumare cibi e bevande esclusivamente seduti. Il primo pacchetto di misure di contenimento dei contagi da Covid – che Conte punta a varare già domani – preso in considerazione ieri nella riunione a Palazzo Chigi con i capidelegazione di maggioranza è diretta emanazione dei dati che il ministro della Salute Speranza ha messo sul tavolo: la fonte di contagi non sono uffici, supermercati o trasporti, dove la gente rispetta i protocolli, bensì "il raggio corto", cioè gli incontri conviviali tra parenti, familiari, amici. Quando cioè si abbassano le difese e le mascherine.

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Di qui, non solo la stretta sulle feste private, ma pure l’obbligo per i locali di abbassare la serranda a mezzanotte. Un punto su cui si è discusso molto: Conte e la ministra renziana Bellanova avrebbero voluto evitare chiusure anticipate, stabilendo solo il divieto di sostare in piedi davanti ai locali, ma Franceschini (Pd) e Speranza (Leu) non hanno sentito ragioni. C’è da dire che nella riunione è stata presa in considerazione anche la possibilità di limitare gli incontri in casa (10-15 persone) ma è evidente che si tratta di una missione impossibile, salvo ricorso a delazioni da parte dei vicini di casa: ecco perché il governo pensa di "raccomandare caldamente" l’uso della mascherina fra parenti non conviventi, facendo perno sulla "responsabilità" dei cittadini. In ballo non ci sono solo provvedimenti anti-movida: verrà prevista una rimodulazione dello smart working mentre dovrebbe essere confermata la limitazione di presenze sia per congressi e manifestazioni pubbliche (200 al chiuso, 1000 all’aperto) sia per i teatri (200 spettatori).

Per ora non si sono decisi interventi sui trasporti pubblici: "Ne dobbiamo parlare con il ministro competente", ha detto Conte. Però si è ragionato sull’eventualità, se la situazione peggiora, di limitare nelle scuole le ore in presenza e si sono analizzati i rischi prodotti dallo sport amatoriale, e qualcuno ha ventilato la possibilità di frenare o bloccare del tutto quello "di contatto" (calcio, calcetto, basket). Allo stato, però, sono tutti interventi meno probabili: il criterio della proporzionalità è la stella polare che il premier vuole seguire. L’obiettivo è ridurre la circolazione senza vessare eccessivamente il commercio. Non è detto che basti, ma il governo sul lockdown è stato netto: l’Italia non può permettersi.

E d’altra parte, se è vero che il tasso dei contagi cresce quotidianamente, è altrettanto vero che il ricorso alle terapie intensive resta molto al di sotto del livello di guardia. Al di sopra di quel livello è la crisi della diagnostica: cioè il caos tamponi. Per decongestionare il sistema, si pensa di affidare quelli rapidi a medici di base e pediatri, con un interrogativo: cosa succede se un paziente viene trovato positivo? Il tampone molecolare chi lo fa? Si vedrà: quella di ieri è stata una riunione interlocutoria.

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Oggi alle 15 ci sarà un nuovo step: l’incontro del comitato tecnico scientifico convocato da Speranza, che avrà ordine del giorno proprio il tema dei tamponi assieme alla riduzione, dai 21 attuali a un massimo di 5, degli indicatori per monitorare l’andamento dell’epidemia. Naturalmente, si parlerà anche delle misure da inserire nel Dpcm: l’ultima parola spetterà alla politica domani, quando – dopo il summit con le Regioni – ci sarà l’ultimo vertice nel quale si confronteranno la linea di chi vuole una stretta maggiore e quella di chi pensa a scelte meno drastiche. Resta da vedere se il premier riuscirà, come vorrebbe, a vararlo già lunedì.