Martedì 16 Luglio 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Cronaca

Covid sconfitto? Sette mesi senza pandemia. Ma i casi tornano a salire e i vaccini restano al palo

Quest’anno passerà alla Storia come quello in cui la grande paura è tramontata. La mobilità del virus è paragonabile all’influenza. Le immunizzazioni però sono ferme al 32%

Roma, 26 dicembre 2023 – L’emergenza sanitaria è finita, il Covid no. Ma non è più il virus che era. Uccide ancora, ma molto meno anche grazie a quei vaccini, realizzati in tempi record, che ci hanno protetto nel momento più critico. Il 2023 passerà alla storia come l’anno nel quale la grande paura è tramontata.

Covid, casi in aumento
Covid, casi in aumento

Era il 5 maggio di quest’anno quando il capo dell’Oms Tedros Ghebreyesus ha dato l’annuncio tanto atteso. "È con grande speranza – ha detto – che pronuncio la parola fine. In tre anni il mondo si è capovolto: circa 7 milioni di morti sono stati riportati dall’Oms, ma noi sappiamo che la stima è pari almeno a 20 milioni di morti. Il Covid è stato molto di più di una crisi sanitaria, ha causato sconvolgimenti economici, cancellando trilioni dal Pil e ha spinto milioni di persone nella povertà. Il Covid-19 non è più una emergenza, ma non è finito come minaccia per la salute globale. Il Covid ha cambiato il nostro mondo. Promettiamo ai nostri figli che non faremo mai più gli stessi errori".

Uno degli Open day vaccinali
Uno degli Open day vaccinali

I morti nel mondo

Gradualmente in Italia e negli altri Paesi tutti i divieti sono stati rimossi, compreso quel green pass (al quale abbiamo detto addio dal 1° maggio) che è diventata una misura simbolo che i “no-green pass“ hanno contestato a prescindere, ma che è servita a frenare il Covid, e ad aumentare le vaccinazioni, che dal 27 dicembre 2020 (a meno di un anno dall’inizio ufficiale dell’epidemia) hanno iniziato a essere somministrate in Europa e via via in tutto il mondo evitando, secondo stime, almeno un milione di morti. I decessi a livello globale sono 20 milioni a fronte dei 7 milioni ufficiali (la discrasia si spiega con il fatto che Paesi come la Cina hanno riportato molti meno morti di quelli avuti, appena 60 mila invece di 1.7 milioni stimati).

I morti in Italia

In Italia – il primo Paese europeo investito in pieno – la pandemia ha fatto (dati aggiornati al 20 dicembre) 26.591.441 malati e ben 194.489 morti. E la pandemia continua a esistere. "I dati della sorveglianza integrata nel periodo che va dall’11 al 17 dicembre – dice l’Iss nel suo ultimo bollettino – mostrano un’incidenza di casi diagnosticati e segnalati pari a 108 casi per 100.000 abitanti, in aumento rispetto alla settimana precedente. L’incidenza settimanale è in lieve aumento in tutte le fasce d’età. L’età mediana alla diagnosi è di 59 anni, stabile rispetto alle settimane precedenti. L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero al 12 dicembre è pari a 0,96 (0,93 – 0,99), in aumento rispetto alla settimana precedente".

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L’impennata dei casi

Ma i 60mila casi a settimana rimangono gestibili. Dal 14 al 20 dicembre sono entrate in terapia intensiva Covid 244 persone, +10,9% rispetto alla settimana precedente (7-13 dicembre). Dal 14 al 20 dicembre ci sono stati 425 decessi, +32% rispetto alla settimana precedente (7-13 dicembre). "Se non si registra un forte incremento dei casi e dei ricoveri Covid, il dato sui decessi, 425 nell’ultima settimana con +34,5% – afferma Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) – ci preoccupa. Un numero che sommato alle altre settimane di dicembre porta già a oltre 1.000 il totale in questo mese. Un incremento costante da ottobre che ci deve richiamare a una maggiore attenzione".

I vaccini

La preoccupazione però è ben diversa da quella degli anni dell’emergenza. La pandemia è viva, ma ha dati di mobilità e mortalità concentrati sulle fasce più elevate della popolazione e ormai paragonabili all’influenza e questo nonostante campagna vaccinale partita a settembre ha somministrato solo un milione e 721 mila dosi, con una copertura del 32% degli over 80 e grossomodo identica per gli over ’70, le fasce più a rischio assieme ai “fragili“ con più patologie. Con più vaccini alle fasce più a rischio (particolarmente basso il tasso di vaccinazione nel sud Italia) il Covid potrebbe fare ancora meno paura.