Roma, 4 ottobre 2024 – Sabato si incroceranno due piani, uno di ordine pubblico e uno di prevenzione antiterrorismo. “Sul piano della gestione dell’ordine pubblico – osserva una fonte dei nostri servizi di sicurezza – chi ha competenza della gestione della piazza ha grande esperienza e avvierà una serie di misure sempre previste in caso di manifestazioni sensibili: controlli a cerchi concentrici più intensi mano a mano che ci si avvicina al luogo dell’evento, controlli lungo le tratte ferroviarie e autostradali, monitoraggio dei canali social e attivazione di ogni fonte, tralasciamo i dettagli, che può avere contezza di quello che accadrà, consentendoci di agire in via preventiva o comunque di disporre di adeguate forze in piazza e di avere in ogni caso una consapevolezza del possibile sviluppo dell’evento”.
Sul primo piano, si osserva, particolarmente monitorati saranno i collettivi, specialmente quelli attivi sul fronte antisionista, e, soprattutto, l’area anarco-insurrezionalista e l’oltranzismo marxista leninista. Quest’ultima area è cerchiata di rosso. “È in questo ambito – si osserva infatti in un documento del Dis – che lo storico sostegno alla resistenza palestinese ha lasciato spazio anche a interpretazioni di maggiore radicalità e intransigenza che si sono spinte a giustificare l’attacco armato di Hamas contro quello che loro chiamano ‘colonialismo sionista’”. Come è avvenuto nei giorni scorsi in un post sui social, che con le sue tesi deliranti e giustificazioniste del 7 ottobre, ha costituito il principale appiglio per vietare la manifestazione. Ma i nostri apparati di sicurezza si attendono che specialmente marxisti-leninisti e collettivi si infiltreranno eccome alla manifestazione.
"Le tecniche di infiltrazione – osserva la fonte – sono le stesse dalla fine degli anni ’60 e puntano a inserire nel corteo piccoli gruppi pronti allo scontro con le forze dell’ordine, in modo da provocare la reazione e causare, sostanzialmente per autodifesa e paura delle cariche, la mobilitazione occasionale anche di una parte dei manifestanti originariamente non violenti. L’obiettivo è quello di avere scontri diffusi incendiando auto e cassonetti e distruggendo vetrine e possibilmente qualche mezzo delle forze dell’ordine: quanto basta per avere i titoli dei giornali”. È uno scenario già visto migliaia di volte
Ma stavolta c’è una attenzione particolare all’antiterrorismo: “Sinora, a un anno dal 7 ottobre – sottolinea la fonte – non abbiamo registrato infiltrazioni di terroristi anti israeliani, palestinesi o altro, in Italia. Quello che ci preoccupa non è tanto un flusso di terroristi dall’estero ma individui autoradicalizzati, che possono agire da soli, magari usando come arma un coltello o un’auto, per colpire ebrei, americani, militari e forze dell’ordine. Qualcosa di simile a quello che fece a inizio febbraio di quest’anno Dani Moh’d Hakam Taleb, un giovane di origine giordano-palestinese che si rese responsabile del lancio di bottiglie incendiarie contro il Consolato americano di Firenze: era un autoradicalizzato. Contro soggetti simili, vigiliamo”.
Per intercettare questi segnali di radicalizzazione – molto difficili da carpire – sono attivate da molti mesi tutte le antenne informative nelle comunità palestinesi e soprattutto nei gruppi di discussione sul Web, in particolare su Telegram, ma non solo. Si cerca così di intercettare il ‘terrorismo fai-da-te’ che, usando come schermo la rabbia di chi è semplicemente filo palestinese o si oppone alle politiche di Netanyahu, cerca di mobilitare, radicalizzare e colpire il nemico con atti violenti. Terroristi a chilometri zero.