Domenica 6 Ottobre 2024
COSIMO ROSSI
Cronaca

Cortei, divieti, polemiche: e la politica si spacca. Il Colle ringrazia gli agenti

Mattarella chiama il capo della polizia: solidarietà alle forze dell’ordine, tra loro 34 feriti. L’autorizzazione negata: il costituzionalista Curreri contrario. Ma tutti condannano gli atti violenti

Roma, 7 ottobre 2024 – ​​​​​​Un arresto, quattro fermati, oltre 200 persone allontanate prima della manifestazione di cui 51 con foglio di via – poiché gravate da precedenti per reati contro l’ordine pubblico – e 150 che per non farsi identificare ai controlli hanno deciso di tornare indietro scortati fino a limite di provincia.

Un momento degli scontri di sabato a Roma durante il corteo pro Palestina
Un momento degli scontri di sabato a Roma durante il corteo pro Palestina

È il bilancio dei disordini di sabato in piazza a Roma al corteo per la Palestina. Trentaquattro agenti feriti, tra cui un dirigente della polizia di Stato che ha riportato la frattura del bacino. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella sabato sera ha chiamato il capo della Polizia, per esprimere solidarietà agli agenti feriti e apprezzamento per le forze di polizia dopo la manifestazione di ieri pro Palestina.

Resta vivo il dibattito sui cortei: autorizzare o vietare manifestazioni di matrice affatto radicale, dogmatica e settaria? Farlo sulla base delle motivazioni, per quanto stravaganti e financo aberranti, o soltanto “per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica”, come sancito dall’articolo 17 della Costituzione? Prediligere l’autorizzazione a una partecipazione di massa, comprensiva delle tradizionali forze politiche e sociali capaci di un’autodisciplina democratica dell’ordine pubblico, oppure il divieto in grado di circoscrivere e contrastare le componenti facinorose? Se la controversa mobilitazione di sabato, specialmente quella romana, ha prodotto qualche effetto aldilà delle posizioni preconcette, riguarda esattamente l’esercizio della libertà e il diritto “di riunirsi pacificamente e senza armi”, per stare sempre all’articolo 17 della Carta. Dunque è stato giusto o sbagliato, utile o inopportuno, efficace o dannoso, vietare quella manifestazione dalle motivazione così controverse?

Le forze politiche di maggioranza in linea di massima non hanno dubbi. “Per come è andata, non solo andava vietata, ma di più”, risponde il capogruppo dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri. Secondo cui la condotta aggressiva dei manifestanti ha dimostrato la fondatezza delle ragioni di ordine pubblico del divieto. Al riguardo l’esponente azzurro si augura che vengano quindi accertate e perseguite le responsabilità penali personali.

Da militante che ha subito “centinaia” di dinieghi, il presidente del Senato di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa dichiara invece che non parlerà “mai a favore di un divieto”, ma si schiera “in maniera fortissima contro i contenuti della manifestazione”. Per La Russa “è incredibile” che si possa considerare plausibile “una manifestazione che ha come obiettivo un plauso a quanto accaduto il 7 ottobre dell’anno scorso”. Semmai è dal Carroccio che il presidente dei sentori Massimiliano Romeo, pur condividendo le ragioni del divieto, ricorda la posizione a favore del diritto di manifestare e anche contro la legge mancino del suo partito.

Ma in punta di diritto la questione riguarda precisamente la differenza tra le motivazione e le modalità delle manifestazioni: il fatto cioè che si possa incitare al demonio come alla santità, a patto di farlo con modalità pacifiche che non pregiudicano la sicurezza. Questo almeno è il punto di vista di molti autorevoli giuristi. Come il professor Salvatore Curreri, costituzionalista considerato uno dei massimi esperti in materia. Dichiarandosi “sideralmente distante dalle posizioni politiche” dei manifestanti, il costituzionalista ricorda che la Carta “garantisce tutti, anche il dissenso più odioso”. E la questione della libertà di manifestare non può in nessun modo riguardare le motivazioni per cui si scende in piazza, bensì “il metodo” con cui lo si fa. Perciò a suo avviso il ministro degli interni Matteo Piantedosi travalica la Costituzione quando si riferisce alle motivazioni dei manifestanti, per quanto possano risultare deplorevoli. Altra cosa è invece se nel coso delle manifestazioni si ravvisano violazioni di legge, come la Mancino sui crimini d’odio, fermo restando che la responsabilità penale è sempre personale.

Partono da qui le motivazioni a favore del diritto di manifestare della gran parte delle opposizioni. “Penso che in una democrazia non possono essere vietate le manifestazioni, anche se con contenuti inaccettabili – sostiene il senatore dem Walter Verini –. Però non possono essere tollerate manifestazioni che celebrano stragi, genocidi razzisti e odio antisemita”. Spiega invece Lara Ghiglione, responsabile politiche sicurezza della segreteria nazionale Cgil: “Si può non essere d’accordo con le rivendicazioni di una manifestazione, ma non si deve mettere in discussione il diritto di espressione perché significa mettere in discussione la democrazia. In senso generale sappiamo che la repressione del dissenso rischia di generare violenza e quindi di rendere più insicuro il nostro Paese”. Stesso concetto espresso dal segretario di +Europa Riccardo Magi che, “pur esprimendo la più dura condanna per i contenuti” si dichiara contro i divieti e il rischio che esasperino la tensione.