Sabato 21 Dicembre 2024
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Cronaca

Coronavirus, il pasticciaccio dei test sierologici. Ogni Regione utilizza un kit diverso

L’Oms puntualizza: "Per funzionare devono avere un’attendibilità superiore al 95 per cento". La Protezione civile nei prossimi giorni stilerà una lista dei dispositivi ritenuti efficaci

Coronavirus, test sierologico (Ansa)

Roma, 24 aprile 2020 - La Toscana li fa già da più di una settimana per il personale sanitario, i volontari, le forze dell’ordine e, da qualche giorno, si sono aggiunte altre categorie di lavoratori. Anche l’Emilia-Romagna è partita ed entro 10-15 giorni i test saranno disponibili anche per i singoli cittadini, mentre la Lombardia ha iniziato ieri con l’obiettivo dichiarato di 20 mila test al giorno partendo dalle province di Bergamo, Brescia, Cremona e Lodi (ma dal 29 aprile le analisi saranno estese a tutta la regione). Si tratta dei test sierologici per rilevare la presenza di anticorpi al virus Sars-Cov-2 e stabilire se si è venuti a contatto e a che punto è l’infezione. Uno strumento fondamentale, se affidabile, per far decollare la fase 2.

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Non solo le Regioni, ma anche singole città sono andate in ordine sparso, mettendo in campo test elaborati da aziende diverse e, ovviamente, di affidabilità diversa. Risultato: tanta buona volontà, ma un certo caos. Perché quello che servirebbe, gli esperti non si stancano di ripeterlo, è un piano comune, delle linee standard. I test sierologici devono avere, secondo quanto ha ribadito il vice direttore dell’Oms e membro del Cts Ranieri Guerra, "una attendibilità superiore al 95% e devono funzionare con prelievi da sangue venoso e non capillare".

Intanto, nel Lazio sta per partire la gara per l’acquisto di test da parte della Regione ma molti ambulatori privati si sono già organizzati da soli. In Piemonte, invece, sono in arrivo 70mila test sierologici per i sanitari locali e in Liguria, entro la fine della settimana, saranno fatti a detenuti e personale penitenziario come è già avvenuto in Toscana, Campania, Sicilia, Umbria ed Emilia-Romagna.

Da dove si parte allora per tentare di uniformare una situazione che appare così diversificata? Il commissario straordinario all’emergenza Domenico Arcuri ha indetto nei giorni scorsi una gara, che sarà aggiudicata il 29 aprile, per per l’acquisto di kit, reagenti e consumabili destinati all’effettuazione di 150mila test sierologici. Ma nei prossimi giorni, a quanto si apprende, Arcuri indicherà anche una graduatoria dei test più attendibili. Insomma ci sarà una lista dei test che hanno ricevuto il ‘bollino’ di attendibilità in base ai criteri individuati dal Comitato tecnico scientifico per l’emergenza Covid-19 di cui fanno parte, tra gli altri, Silvio Brusaferro che guida l’Istituto superiore di sanità e Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità del Ministero della Salute. Secondo Locatelli la validazione avverrà a breve "nelle prossime ore".

Il ministero della Salute e il comitato tecnico scientifico (Cts) hanno definito 8 requisiti minimi, tra questi ci sono l’altissima specificità, il fatto che si tratti di test validati da organismi nazionali o internazionali, realizzabili su larga scala, con almeno un laboratorio per regione in grado di condurre l’esame sierologico e che dovrà fornire risposte rapide. Questo è un altro aspetto dirimente per la fase 2: la velocità della diagnosi per mappare subito eventuali contatti e scongiurare la nascita di un focolaio.

Intanto ogni Regione continua a proporre il ‘suo’ test sierologico. In Toscana si usa un metodo elaborato da Diesse Diagnostica Senese per una platea che potrebbe toccare le 400mila persone e con la collaborazione dei laboratori privati. La Lombardia ha scelto il test messo a punto dalla Diasorin insieme al Policlinico San Matteo di Pavia, che, come ha annunciato l’azienda nei giorni scorsi, ha ottenuto il marchio Ce.