Roma, 10 maggio 2020 - Scordarsi, salvo isolate eccezioni, branchi appiccicati modello sardine o movida milanese sui Navigli. Il primo weekend di pre-apertura spiagge (ove non vietato da ordinanze più restrittive) segnala picchi di convinta adesione. Il mare chiama e la gente accorre, ma senza clamorose deviazioni dai protocolli sanitari, salvo a Mondello (Palermo), benchmark negativo nella preapertura di venerdì. E il sindaco Leoluca Orlando, furibondo, subito minaccia "un drastico provvedimento di inibizione alle aree prese d’assalto". In questo strano sabato italiano il doppio escamotage della passeggiata (per supposta visita parenti) o dell’attività sportiva (con opportuna divisa mimetica) consente un primo assaggio di normalità a tutti gli spiaggiati dal Coronavirus. Anche se normalità proprio non è, tra mascherine chirurgiche che promettono un’abbronzatura modello Panda e i primi tuffi sconsigliati dall’acqua freddina.
Il setaccio del "si può" e "non si può" tortura ogni evaso dai domiciliari, sospeso tra giustificazione d’ordinanza e pulsioni estive: "Non è che poi mi becco una multa?" è il martellante domandone dei nuotatori indecisi, frastornati da ordinanze e Dpcm. Dalla Versilia all’Adriatico si buttano in tanti e senza rischio (è "attività motoria", quindi lecita). Ma asciugarsi a riva no. In questo caso arrivano i vigili urbani col fischietto da bagnino: "Favorisca i documenti e metta via il telo mare". A Bagheria, in Sicilia, il Comune sdogana il jolly per occupare uno spicchio di spiaggia: la pesca sportiva su "sedia pieghevole" offre riposanti ore in faccia al Mediterraneo con nulla osta a prova di Cassazione. Ovunque il relax marinaro è ben protetto. In queste ore, tra lungomari e arenili circolano più agenti che al Lido di Polizia a Ferragosto. Non bastasse il dispositivo prefettizio, le occhiate acide dei runner e dei ciclisti dal buon passo fanno giustizia sommaria di ogni irregolare esuberanza.
Insomma un po’ dappertutto, da Viareggio a San Benedetto del Tronto, ci si accontenta di lasciare le prime impronte sull’arenile già pensando a ben altre occupazioni demaniali quando spiagge libere (o quel che ne resterà) e stabilimenti balneari (ancora in subbuglio normativo) apriranno ad asciugamani e ombrelloni metricamente distanziati, tra il 29 maggio e il 6 giugno.
Il semaforo rosso davanti alle spiagge delll’Emilia Romagna – dove sono i bagnini i primi a vigilare – sposta la pressione su parchi e aree verdi. A Rimini le forze dell’ordine intervengono bonariamente invitando i descamisados stesi al sole a circolare con prontezza. Va meglio nelle Marche. A Pesaro gli appelli del sindaco Matteo Ricci trovano ampio ascolto: tra ciclabili e battigia la giornata scorre senza intoppi, con il concorso di poderosi controlli. Ancona mantiene la chiusura al mare, misura che amplifica le presenze in tutto il centro (dal porto al Passetto) oltre che nella vicina Falconara: all’invisibile confine con Palombina – stessa sabbia finissima – bisogna tornare indietro. Sirolo e Numana vietano l’ingresso ai non residenti fino a domani, riservando le perle del Conero ai concittadini. A Porto Sant’Elpidio, dove il 4 maggio si era verificato un vero ingorgo umano con tanto di caso nazionale esploso in tv, il sindaco chiude il lungomare alle auto per migliorare il distanziamento, e la misura fluidifica il traffico.
Il divieto di accesso al litorale romano di Ostia retrocede il via-vai sul lungomare e sulla pineta di Castelfusano entrambi presi d’assalto. Anche oggi posti di blocco rinforzati: la sindaca Virginia Raggi vuol evitare fughe di massa verso le seconde case.
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