Domenica 29 Dicembre 2024
GIOVANNI ROSSI
Cronaca

Coronavirus, guida alle scuole. I presidi: la fine dell'anno non verrà posticipata

Il capo dei dirigenti scolastici: ma quale web, due settimane perse. Il sistema non è attrezzato per le lezioni a distanza

Studenti

Milano, 1 marzo 2020 - Duemilioni e 700mila studenti lombardi, veneti, emiliano-romagnoli – dalle scuole materne alle superiori – perderanno un’altra settimana di lezioni. Totale assenze 2020: almeno 10/12 giorni per allievo. Sempre che tutto vada secondo auspici governativi e i ragazzi possano tornare in classe il 9 marzo. La deroga ministeriale che consentirà la validazione dell’anno scolastico anche sotto la fatidica soglia dei '200 giorni' toglie ogni dubbio agli interessati, ma non risolve il problema dell’inevitabile buco didattico che si verificherà nei programmi. Un buco collettivo ben diverso da quello che ordinariamente capita al singolo studente che, quando si assenta per malattia, è poi obbligato a ’mettersi in pari’. 

1) E' posticipabile la fine della scuola? "Professori, ragazzi e famiglie debbono accettare la situazione nella sua straordinarietà – spiega Antonello Giannelli, presidente dell’Anp, l’Associazione nazionale presidi –. Spostare la fine dell’anno scolastico è infatti impossibile per la concatenazione di scrutini ed esami. Non a caso, in Italia, la fine delle lezioni non è mai stata posticipata neppure in tempo di guerra. E qui siamo di fronte a una guerra: sanitaria".

2) Quali eccezioni allo stop dell'attività?

La proroga dello stop alle lezioni nei territori più colpiti dal Covid-19 riguarda solo studenti e docenti, non il personale di comparto. Ciò significa che "saranno attive tutte le funzioni che servono alla preparazione delle lezioni", prima del ritorno in aula "non appena possibile", sottolinea il ministro agli Affari regionali Francesco Boccia. In questi giorni il personale di segreteria potrà svolgere funzioni di raccordo con docenti e allievi, in molti casi collegati via smartphone o con catene social. L’obiettivo è non restare inattivi. Secondo il sito specializzato laskuola.net una classe su cinque sta sperimentando formule di studio a distanza.

3) Che possibilità per i corsi di recupero?

Famiglie e ragazzi si interrogano su eventuali corsi di recupero, una volta riaperte le scuole, per agevolare il completamento dei programmi. I sindacati non approverebbero. Lo stesso Giannelli (Anp) considera la proposta non attuabile per motivi tecnici: "I recuperi non potrebbero che essere pomeridiani, ma di pomeriggio i ragazzi sono già impegnati a preparare compiti e interrogazioni del secondo quadrimestre". Di conseguenza sarà compito dei docenti operare scelte chirurgiche sui percorsi formativi già avviati.

4) E per le lezioni a distanza?

La task force per la "didattica a distanza" allertata dalla ministra per l’Istruzione Lucia Azzolina varerà proposte operative di impatto giocoforza limitato. "Mi aspetto linee guida essenziali che possano orientare determinate scelte – prosegue Giannelli –: davvero nulla di più dati i tempi stretti e il format storicamente ’fisico’ della scuola italiana. La nostra scuola è organizzata sul principio della 'didattica in presenza': non è attrezzata per lezioni interattive a distanza. La buona volontà sperimentale di alcuni prof e molti alunni merita incoraggiamento, ma un’applicazione generalizzata è ancora lontana". Dall’emergenza Covid-19 lo stimolo ad agire. 

5) Ci sono sostegni per bambini e famiglie?

La chiusura per due settimane di materne ed elementari può costare fino a 500 euro a famiglia, ma nessuna misura di sostegno o compensazione trova adeguata valorizzazione nel dibattito politico. Anzi, non se ne parla proprio. "Siamo i primi a dire che a scuola bisogna tornarci se l’emergenza rientra": Marcello Pacifico, presidente Anief-Udir (Insegnanti, formatori e dirigenti scolastici), toglie le parole di bocca a decine di migliaia di genitori a rischio di ko organizzativo e finanziario per la chiusura di materne ed elementari. I genitori con figli alle medie o alle superiori sentono meno il problema, ma i lavoratori con bambini piccoli – e senza nonni abili e arruolabili – in questi giorni stanno soffrendo non poco. Al prezzo di 50 euro di babysitter al giorno (a trovarli – sia i soldi sia la baby sitter), il conto si fa salato, specie per le coppie con orari di lavori sovrapposti tra le 8 e le 17. Va meglio per chi ha lo smart working o i turni sfalsati. Per fortuna non mancano risposte dinamiche. Come educatrici e maestri che mandano i compiti a casa via e-mail. Con sollievo di quei genitori certo provati, ma anche decisi a non lasciare i figli in balìa della tv o del telefonino.