Roberto Rigoli, 63 anni, direttore di Microbiologia a Treviso, vicepresidente nazionale dell’associazione Microbiologi clinici italiani. I nuovi focolai fanno paura?
"No, sono micro e arrivano dall’estero. Dobbiamo avere un’organizzazione ancora più efficiente. Aggredirli subito con i tamponi".
Lei è tra i 10 firmatari del manifesto contestato. Il 20 giugno ha dichiarato: c’è un segnale che il virus si sta spegnendo.
"Lo firmerei anche oggi quel documento, abbiamo deciso di dire esattamente le cose come stanno. Le rianimazioni erano piene e si sono svuotate. I positivi hanno una bassa carica virale e sono pauci sintomatici. Vero, abbiamo dei micro focolai. Ma ripeto, arrivano da fuori".
Il caso dell’imprenditore veneto che si è contagiato in Serbia, ora è intubato.
"Bisogna chiedersi: come mai a questo manager è andata così e invece ci sono altri posti in cui il virus circola e non si finisce in rianimazione?".
La sua risposta qual è?
"Probabilmente ci sono virus diversi. Se lo diciamo, si arrabbiano tutti. Perché non è ancora dimostrato".
Ma se le terapie intensive si sono svuotate lei che – dice Crisanti – è uno degli esperti più ascoltati dal governatore Zaia, cosa conclude?
"A Crisanti ho scritto una lettera, rispondo punto su punto. Nel comitato scientifico regionale c’è lui, non ci sono io. Zaia si fida perché sto organizzando le microbiologie in regione".
Tornando alle rianimazioni.
"In Italia, in particolare in Veneto, fino a un mese e mezzo–due mesi fa, avevamo questi reparti pieni, come malattie infettive e pneumologia. Improvvisamente, si sono svuotati. Vuol dire che il virus è meno aggressivo. È meno aggressivo perché la carica virale è minore? Oppure perché è mutato? Non lo sappiamo ancora".
Non dobbiamo avere paura.
"I dati sono questi. E c’è un altro parametro. Osserviamo anziani positivi al Covid 19 che non finiscono più in ospedale. Questo ci fa supporre che il ceppo sia meno virulento".
Siamo in grado di gestire l’epidemia?
"Sì, se giochiamo la partita sul territorio. Abbiamo risolto l’emergenza in ospedale, a questo punto il piccolo focolaio va aggredito".
In che modo?
"Quando abbiamo un positivo, immediatamente, vuol dire in giornata, va fatto il tampone ai familiari e ai contatti stretti, anche sul lavoro".
Sembra un film.
"Noi stiamo lavorando per mettere in piedi questo monitoraggio. È l’obiettivo della Regione".
Ma sarà così in tutta Italia?
"Non lo so, sto parlando del Veneto".
Nel frattempo, le mascherine sono da buttare via?
"Assolutamente no. Non dobbiamo abbassare la guardia. Bisogna anche mantenere le distanze e lavare le mani con il gel alcolico".