Roma, 19 aprile 2020 - Nessuno è a conoscenza se e con quali prescrizioni il 4 maggio inizierà la fase 2, cioè il periodo di riapertura delle attività. Probabilmente è ancora presto per poter stimare se effettivamente comincerà un nuovo corso nella lotta contro il Coronavirus o se le restrizioni continueranno ancora per un altro periodo. Mancano due settimane per prendere decisioni appropriate e c’è tempo per valutare l’andamento della curva del numero dei malati.
Eppure bisogna dire che ad oggi analizzando il trend dei contagi ci sono alcuni elementi incoraggianti e altri meno. La minore presenza di contagiati nelle terapie intensive è sicuramente un fattore prioritario che farebbe protendere verso un immediato inizio di un allentamento sostanziale delle regole di limitazione, ma il rovescio della medaglia è che, nonostante i 40 giorni trascorsi in restrizioni per quasi tutti gli italiani, ogni giorno si registrano in media da 3 a quasi 4 mila contagiati in più rispetto al giorno precedente, e questa è una variabile che invece è rimasta costante e che potrebbe destare preoccupazione.
Italia, qui il bollettino del 19 aprile
Ci sono le ragioni economiche, pertanto anche se a regime ridotto, l’economia dovrebbe ripartire, i consumi dovranno crescere, altrimenti più durerà il lockdown più tempo ci vorrà per la ripresa. Come dice il linguaggio dell’economia, a chiudere ci vuole un attimo, a riaprire chissà. Dall’altra parte della barricata c’è l’esercito dei virologi e degli esperti che invece, più che raccomandare cautela, mettono in guardia da qualsiasi rischio derivante dalla ripresa delle attività, affermando a gran voce che ancora non è il momento. In questo contesto in cui si contrappongono le ragioni dell’economia a quelle della salute, il governo è chiamato a prendere decisioni importanti. La maggioranza degli italiani, però, si schiera per far ripartire l’economia e quindi dare un taglio al lockdown.
La pensa così il 53% mentre un ulteriore 39% è più timoroso e ritiene che sia meglio attendere altro tempo dopo il 4 maggio. È interessante notare come l’opinione prevalente non sia condizionata dall’area di residenza, cioè ci si sarebbe aspettato che i cittadini del sud fossero più favorevoli ad eliminare le restrizioni rispetto a quelli del Nord. Invece questa considerazione è diffusa in egual misura tra tutta la popolazione, indipendentemente dal fatto che il proprio territorio presenti una maggiore o minore presenza di contagiati. Altra cosa da evidenziare è che come se si fosse creata nell’immaginario collettivo degli italiani una sorta di agenda della tempistica delle aperture. Pertanto la richiesta di riattivare le attività il 4 maggio riguarda prevalentemente le fabbriche, gli artigiani, gli uffici privati.
Invece per quanto riguarda i negozi di abbigliamento e calzature le date potrebbero anche essere spostate a fine maggio, infine per le attività più ludiche come bar, ristoranti, palestre si potrebbe attendere la fine del mese di giugno. Per le scuole invece prevale la consapevolezza che sarebbe meglio spostare l’apertura direttamente a settembre, anche se questo per il 41% delle persone che hanno un lavoro e figli piccoli rappresenta un problema di gestione. Al contempo però il 52% dice che sarebbe giusto aprire subito i parchi, anche se con ingressi limitati.
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