Roma, 23 aprile 2020 - Per molte attività, riaprire potrebbe essere più costoso che chiudere: tra mancati introiti dovuti al distanziamento sociale e costi di gestione in aumento per sanificare gli ambienti e comprare le mascherine, non tutti andranno in pari. Neanche se dovessero, come probabilmente accadrà, scaricare parte dei costi sui clienti. I conti sono approssimativi, in attesa che il governo definisca le misure da prendere.
Per bar e ristoranti distanziare significa dimezzare i tavoli, sanificazione e mascherine incidono sui costi. "Molti stanno considerando di non riaprire, perché un’impresa deve andare in pari con i costi – sottolinea Roberto Calugi, direttore di Fipe Confcommercio –. Norme che rendono l’attività antieconomica, in mancanza di aiuti, non hanno senso". Il tema degli aiuti, a partire dagli sgravi, è ricorrente.
Per i bagnini di Rimini, che si aspettano un boom dei costi con la sanificazione obbligatoria, è difficile aumentare il conto a famiglie che hanno visto crollare i redditi. Non va diversamente nei saloni del beauty (parrucchieri e affini), che dovranno usare molti dpi: secondo il sito specializzato Uala solo il 4% dei clienti si dice disposto ad accettare un aumento di prezzi in cambio di un posto nelle sue fasce orarie preferite.
I negozianti dell’abbigliamento bocciano l’idea del Comune di Milano di proporre aperture scaglionate serali, pure per questioni di sicurezza: "Molti dipendenti sono donne", ricorda il presidente di Federmoda Renato Borghi. I negozi per bambini hanno riaperto il 14 aprile, tra molte restrizioni. Nei giorni scorsi si parlava di un ipotetico obbligo di sanificare i capi provati: "Mi pare inverosimile – riflette Pastore –. Forse si potrebbe con il vapore, non vedo altri sistemi".
Ristoranti
"Perderemo il 40/50% dei coperti. Formazione dei dipendenti, mascherine, riorganizzazione, sanificazione incideranno per migliaia di euro. Per i menu pensiamo a usare app e lavagne, a un sistema di ’semafori’ per entrare". Aldo Cursano è presidente di Fipe Toscana e titolare, a Firenze, del ristorante giapponese Kome. In questi mesi, l’unica fonte di reddito era il delivery. La Toscana ha autorizzato da domani anche la vendita da asporto. Ma non basta: "Se abbiamo costi per 70mila euro al mese, per essere sostenibili bisogna incassarne 120/130mila. Con il delivery sono sui 20mila euro. Quando riapriremo arriveremo a 40mila: se siamo bravi". Conclusione: "Se non riparametriamo i costi come riapriamo?".
Bar
"Con le regole di cui si parla oggi, dobbiamo capire che il bar caffetteria italiano sparirà". È l’analisi drastica di Francesco Sanapo, la cui Ditta Artigianale a Firenze gestisce due caffetterie e una torrefazione. "Bisognerebbe far entrare una persona ogni 10 minuti, per uno scontrino medio di 3,6 euro. Non è sostenibile. Normalmente un bar chiude la mattinata con 4/500 euro di incassi, che si ridurranno a 120-150".
Abbigliamento
Per Federmoda, su 115mila negozi di abbigliamento in Italia, rischiano di chiudene 15mila: si rischiano 30mila posti di lavoro. "Se dobbiamo attenerci ai protocolli di sicurezza lo faremo, anzi ci auguriamo che ce ne siano", mette le mani avanti Andrea Pastore, negoziante milanese. Ma i costi sono inevitabili: "I dpi non hanno un costo eccessivo, poi ci sono le pulizie superiori. In generale però li vediamo come abbordabili". I problemi sono altri, come gli ingressi contingentati: "Se in un locale di 90 metri entrano due persone alla volta, è un crollo rispetto alle sei-sette di un sabato qualunque". Si prevede è di un calo "del 60% del fatturato inizialmente". In altri termini: un negozio che fatturava 40mila euro al mese ne perderà 25mila.
Balneari
"Prevediamo un calo presenze dell’80%". A dirlo è Mauro Vanni, presidente della Cooperativa Bagnini Rimini Sud. "I costi della nuova gestione saranno altissimi – avverte – per garantire la completa sanificazione di tutti gli ambienti". I conti si possono stimare solo a grandi linee, ma si prevede un rosso: "Quello che ci diciamo è che ogni spiaggia deve preventivare se va bene 20/30mila euro di perdite".
Parrucchieri
Tagliare le spese superflue, posticipare gli investimenti, orari più flessibili. È la road map di Daniel Maltoni, titolare di Blow Hair a Milano. "Offriremo i kit di dispositivi di protezione ai clienti, ma ciò inciderà sul costo finale per qualche euro in un periodo in cui cala la disponibilità economica. E con un cliente per operatore non mi aspetto oltre le 18-20 persone al giorno, il 20% in meno rispetto alla settimana normale".
Cantieri
Un pesante aggravio dei costi ci sarà anche per il mondo dell’edilizia, sia per i piccoli costruttori sia per i piccoli. Nei cantieri si dovrà stare a distanza di sicurezza, l’ingresso avverrà dopo la misurazione della temperatura. L’associazione delle organizzazioni di ingegneria ha chiesto un Protocollo per la creazione di un fondo alimentato con risorse pubbliche che ristori i maggiori costi.
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