Roma, 26 febbraio 2020 - Telelavoro, smart working, lavoro agile: in una parola lavoro flessibile. L'emergenza coronavirus Covid-19 impone anche alla Pubblica amministrazione scelte importanti sulle modalità di svolgimento della prestazione lavorativa da parte dei suoi dipendenti. E la ministra Fabiana Dadone ha firmato una direttiva nella quale si forniscono "le prime indicazioni in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19 fuori dai comuni interessati di Veneto e Lombardia". E la sintesi è appunto: flessibilità.
La direttiva spinge quindi a privilegiare "modalità flessibili di svolgimento della prestazione lavorativa", favorendo chi ha patologie, i pendolari e coloro che devono curare i figli. L'invito a dunque a "potenziare il ricorso al lavoro agile".
Nella direttiva tra l'altro viene data «preferenza per riunioni, convegni e momenti formativi svolti con modalità telematiche che possono sostituire anche gran parte delle missioni nazionali e internazionali, escluse quelle strettamente indispensabili. E si rimarca: "Soltanto per specifiche attività e laddove l'autorità sanitaria lo prescriva, di protezione individuale come mascherine e guanti monouso". È inoltre prevista la »diffusione del decalogo di regole di comportamento utili alla sicurezza dei pubblici dipendenti e dell'utenza".
"Stiamo lavorando - sottolinea la ministra - a una norma che possa dare piena protezione professionale ai dipendenti della P.a che saranno costretti ad assentarsi per cause di forza maggiore. Andiamo avanti con decisione e razionalità per rispondere al meglio all'epidemia da coronavirus».
Smart working
Intanto nel nuovo Dpcm attuativo del decreto sul coronavirus è prevista l'estensione del ricorso al lavoro agile ai lavoratori delle cinque regioni nelle quali ci sono stati casi di contagio da Coronavirus. Lo scrive il ministero del Lavoro in una nota.