Lunedì 23 Dicembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Coronavirus, Lombardia e altre 14 province in isolamento. Tutti i provvedimenti

La versione definitiva del decreto: si può entrare e uscire solo per gravi motivi. Conte: "Improprio parlare di zone rosse. Mobilità ridotta, si potrà tornare a casa". Misure valide fino al 3 aprile. Da Lamorgese direttiva ai prefetti

Chiuse la Lombardia e altre 14 province

Roma, 8 marzo 2020 - La risposta all'emergenza coronavirus è stata la stretta su Lombardia e altre 14 province (non 11): firmato nella notte tra sabato e domenica verso le 3 il decreto del presidente del Consiglio Giuseppe Conte nella sua versione definitiva dopo che nella serata di sabato era uscita una bozza suscitando polemiche, allarme e confusione (qui il testo di quella bozza). Il decreto è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale ed è in vigore fino al 3 aprile.

Intanto il Viminale fa sapere che la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese, in quanto autorità nazionale di pubblica sicurezza, sta lavorando a una direttiva ai prefetti "per dare attuazione uniforme e coordinata delle disposizioni del Dpcm" con le misure per il contenimento del Coronavirus "che investono profili di ordine e sicurezza pubblica". Nella nota del Viminale, tra l'altro, si legge:  "Ferma restando l'autonomia di ciascun Ente nelle materie di competenza nei limiti della legislazione vigente, non risultano coerenti con il quadro normativo le ordinanze delle Regioni contenenti direttive ai Prefetti, che, in quanto Autorità provinciale di Pubblica Sicurezza, rispondono unicamente all'Autorità Nazionale"

Ci sono intanto nuovi contagi 'eccellenti': dopo Zingaretti anche il governatore del Piemonte Cirio. Ma tra i governatori c'è poco accordo: quelli del Sud mettono in quarantena chi torna a casa da Nord, quelli del Nord vanno in ordine sparso: per il lombardo Fontana il decreto doveva essere più severo, per Zaia il Veneto è stato troppo penalizzato. Comunque è sulla mobilità che si appuntano i dubbi interpretativi maggiori e le polemiche. In mattinata l'Enac ha precisato che tutti gli aeroporti sono aperti e operativi.

La situazione in Lombardia

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Decreto coronavirus, le zone

Rispetto alla versione iniziale il decreto amplia le cosiddette aree a rischio (ma il premier giudica 'impropria' la definizione di zone rosse) del centro nord in cui sono imposte limitazioni strettissime: oltre alla Lombardia, sono citate 14 province nelle regioni Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Marche. L'elenco definitivo è stato letto dal premier Giuseppe Conte: «Lombardia, Modena, Parma, Piacenza,Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano Cusio Ossola, Vercelli,Padova, Treviso e Venezia. In questi luoghi si applicano misure più rigorose». Rispetto alla bozza si aggiungono le provicne piemontesi di Novara, Verbano Cusio Ossola e Vercelli.

Contemporaneamente il nuovo decreto stabilisce lo stop alle zone rosse stabilite all'inizio: "Non c'è più motivo di tenere le persone di Vò Euganeo e del Lodigiano confinate in una zona rossa. Sono state create zone più ampie. Vengono però introdotte restrizioni a carattere preventivo anche nel resto d'Italia. Le disposizioni sono valide da oggi, domenica 8 marzo al 3 aprile". Conte ha definito "inaccettabile" la divulgazione nella serata di sabato delle bozze non definitive. "Si è creata incertezza, confusione". Peraltro l'impianto delle limitazioni resta sostanzialmente invariato.

Speranza: comportamenti corretti

"L'Italia è un grande Paese, ma quando ci sono comportamenti sbagliati vanno puniti col massimo rigore - sottolinea il ministro della Salute Roberto Speranza a In mezz'ora in più su Raitre - I decreti non bastano, senza comportamenti corretti, la battaglia sarà sempre più difficile da giocare". Riguardo alla confusione che impera in questi giorni, Speranza sottolinea: "Voglio continuare a credere che questo sia un grande Paese, che si ritrova di fronte a una situazione di effettiva difficoltà e di serietà. Inedita rispetto al passato. E' un fatto completamente nuovo, non è mai accaduto prima, a livello globale. Ci troviamo ad affrontare una crisi che, sinceramente, è senza precedenti".

Oms, Italia 'coraggiosa'

"Il governo e i cittadini italiani stanno compiendo passi audaci e coraggiosi per rallentare la diffusione del coronavirus e proteggere il loro paese e il mondo. Stanno facendo autentici sacrifici. L'Oms è solidale con l'Italia ed è qui per continuare a sostenerla": è quanto scrive su Twitter il direttore dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus. L'alto rappresentante Ue Josep Borrell ha espresso al ministro degli Esteri Di Maio la solidarietà al popolo italiano colpito dall'emergenza coronavirus.

Brusaferro: "Non c'è chiusura"

«La Lombardia (e le altre zone, ovviamente, ndr) non è chiusa, sarebbe sbagliato sostenerlo» e «non ci sono nuove zone rosse, il decreto non ne parla». Così Silvio Brusaferro dell'Istituto superiore di sanità ai giornalisti e in interviste ai tg alla Protezione civile a Roma. «Le nuove misure non prevedono la chiusura delle attività produttive, ma solo dei luoghi di aggregazione per limitare la mobilità e la diffusione del virus», ha spiegato, «Molte misure si basano sull'autoconsapevolezza e sulla fiducia nei cittadini», a cui l'Iss torna a fare appello.

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Come interpretare il decreto

Il decreto, tra dissensi e mugugni, lascia molte domande 'pratiche' aperte. Niente paura, assicura la ministra dell'Agricoltura Teresa Bellanova: ora arriva il 'provvedimento interpretativo'. "Siamo al lavoro da stamani al ministero per valutare gli effetti del Decreto firmato stanotte, capirne le criticità e contribuire a un provvedimento interpretativo che abbiamo chiesto con vigore stamane sulle norme indicate, anche per rispondere ai tanti - cittadini, associazioni di categoria, amministratori - che mi stanno scrivendo anche in queste ore da ogni parte d'Italia".

"Mobilità ridotta"

E' l'aspetto che come abbiamo detti sta suscitando i malumori e i dubbi più grandi. Conte afferma che è improprio parlare di zone rosse come erano i paesi del Lodigiano e Vò: "In questo caso non abbiamo un divieto assoluto di trasferimento da questa area del nord alla restante parte del territorio però c'e' la necessita' di motivarlo sulla base delle specifiche indicazioni e quindi c'è una ridotta mobilità. Le forze dell'ordine saranno legittimate a chiedere conto" ai cittadini di loro sposatamenti. "Sarà consentito il rientro al proprio domicilio". Conte ha spiegato: "Vincolo di evitare ogni spostamento in entrata e in uscita dai territori, anche all'interno dei territori. Ci si muoverà solo per comprovate ragioni lavorative o situazioni di necessità o spostamenti per motivi di salute. Fermo restando che è consentito il rientro presso il proprio domicilio o residenza per chi ne avesse necessità". Sul punto infatti il decreto definitivo specifica che la mobilità è consentita "per comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità o spostamenti per motivi di salute", ma "è consentito il rientro presso il domicilio, abitazione o residenza". Sulla mobilità è intervenuto anche il governatore della Lombardia Fontana: "Ok gli spostamenti per lavoro. Il lavoro è un discrimine, la merce più viaggiare.  Chi produce deve poter consegnare le merci devono poter arrivare per produrre".

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Divieto assoluto in quarantena

Il divieto di mobilità è assoluto per chi è invece in quarantena. E chi ha la febbre da più di 37.5 gradi e infezioni respiratorie è "fortemente raccomandato di stare a casa indipendentemente se è o meno positivo".

Le chiusure

In Lombardia e nelle 14 province interessate dal nuovo dpcm sul Coronavirus bar e ristoranti potranno stare aperti dalle 6 alle 18 purché garantiscano almeno un metro di distanza tra i clienti: la sanzione della sospensione dell'attività in caso di violazione. Lo annuncia il premier Giuseppe Conte. "Ci rendiamo conto che è una misura molto severa ma non possiamo più consentire contagi". Se le condizioni strutturali non consentono il rispetto della distanza di un metro il locale dovrà stare chiuso. Gli altri esercizi commerciali devono contingentare le presenze per evitare assembramenti rispettando sempre la distanza di un metro.

Restano chiuse scuole e università, sospese le cerimonie civili e religiose. Chiusi pub, discoteche, piscine, palestre, musei e luoghi di cultura. Restano chiusi cinema, teatri, sospesi tutti gli spettacoli. Sospesi gli eventi sportivi se non a porte chiuse. Luoghi di culto aperti sempre che possano evitare gli assembramenti. Impianti sciistici chiusi. Centri commerciali chiusi nei festivi e prefestivi. Negli altri giorni obbligati a contingentare le presenze, garantendo il rispetto della distanza di un metro.

"Il momento della responsabilità"

Il premier ha affermato in conferenza stampa: "E' il momento della responsabilità. Dobbiamo contenere la diffusione del contagio e evitare il sovraccarico delle strutture sanitarie. Queste misure provocheranno disagi e imporranno sacrifici. Ma è il momento dell'autoresponsabilità, non della furbizia. Dobbiamo tutelare la salute soprattutto dei nostri nonni".

Le restrizioni nel resto del Paese

Tra le misure che riguardano il resto del Paese, in tutt'Italia sanno chiusi cinema, teatri, musei, stop ai concerti. "Una scelta necessaria e dolorosa. Chiedo alle tv di programmare musica, teatro, cinema arte" ha detto il ministro del Beni culturali Dario Franceschini. Sospesi meeting, congressi ed eventi in cui è coinvolto personale sanitario. Bar e ristoranti devono rispettare la distanza di un metro tra gli avventori. Sospesi gli eventi sportivi se non disputati a porte chiuse.  Chiuse le scuole (possibili solo le attivbità a distanza). Sospese le gite scolastiche. Raccomandazione agli esercizi commmerciali di contingentare gli accessi. Vietato agli accomopagnatori dei pazienti sostare nelle sale d'attesa dei pronto soccorsi. Divieto assoluto di mobilità dall'abitazione per le persone in quarantena.