Bologna, 30 aprile 2020 - "Questo Coronavirus va incontro a mutazioni frequenti. È meno aggressivo. Ma sono le misure di distanziamento e l’igiene a fare la differenza, rallentando il ritmo dei contagi, riducendo la circolazione del virus, come pure la combinazione di trattamenti tempestivi". Così Massimo Andreoni, Università di Roma Tor Vergata, direttore scientifico della Società italiana malattie infettive, spiega come e perché stiamo vincendo la battaglia, e quali saranno le prossime mosse sullo scacchiere Covid-19. Collegati in videoconferenza altri infettivologi di chiara fama, da Giuliano Rizzardini dell’ospedale Sacco di Milano, da Pisa l’epidemiologo Pierluigi Lopalco e il clinico Francesco Menichetti. Altri contributi sono venuti da Genova, con Matteo Bassetti, presidente della Società italiana di terapia antinfettiva, e da Padova, con Andrea Crisanti e Luciano Flor a raccontare il Modello Veneto.
Le mutazioni nel genoma del SarsCoV2 potrebbero giustificare cambiamenti nella trasmissibilità, nella virulenza e nella severità dell’infezione in Europa? "I dati dicono che il virus resta sostanzialmente quello che è, sarebbe ingenuo pensare che sia diventato improvvisamente più mite – ribatte Andreoni –: siamo noi che gli stiamo sbarrando la strada e dobbiamo continuare. Perché d’estate, col caldo, è lecito prevedere un ulteriore calo del fenomeno, come avviene per tutte le affezioni respiratorie, ma il virus potrebbe rialzare la testa in autunno".
I cambi di casacca, le mutazioni insomma, sono relativamente ininfluenti, visto che l’artiglio del SarsCoV2 continua ad arpionare i tessuti dell’apparato respiratorio. Ma c’è pure il rovescio della medaglia, se il virus dovesse cambiare pelle come avviene per l’influenza, sarebbe più difficile inseguirlo e centrarlo con farmaci e vaccini specifici anti Covid-19, quindi è meglio, ai fini della ricerca, che mantenga la fisionomia, com’è attualmente.
La conferenza di Motore Sanità ha visto la partecipazione di tanti specialisti. Da Firenze il presidente della Società italiana di medicina generale, Cricelli, ha rivendicato un ruolo chiave del medico di famiglia nella fase 3 e raccomanda le vaccinazioni. "Epidemiologi, infettivologi e responsabili dell’organizzazione dei servizi sanitari – ha affermato da parte sua Valentina Solfrini, area farmaci della Regione Emilia Romagna – sono d’accordo sul fatto che mancano certezze sull’efficacia dei trattamenti, che debba prevalere un atteggiamento di prudenza nei confronti delle scelte, e che sia molto importante promuovere la partecipazione agli studi clinici, considerando comunque le opzioni terapeutiche che sono state giudicate ammissibili da Aifa attraverso schede che ne rendono possibile l’impiego off label con autorizzazione del Ministero. C’è un filo conduttore a cui ci possiamo tutti ricondurre per agire secondo scienza e coscienza, senza far correre rischi inutili ai pazienti e tutelando chi fa la scelta di prendersi la responsabilità di prescrivere farmaci senza avere tutte le informazioni necessarie per decidere sulle evidenze, che purtroppo mancano".