Roma, 21 aprile 2020 - Il vaccino contro gli approfittatori senza scrupoli, almeno quello, è stato trovato. Le mascherine chirurgiche, quelle che saranno fondamentali per proteggerci da una seconda ondata di Coronavirus nella Fase 2, non potranno costare più di un euro. Un’ottima notizia, visto che nelle ultime 24 ore è cresciuto il numero di governatori che chiede come condizione imprescindibile per riaprire il Paese l’obbligo di indossare questi dispositivi. In Lombardia è già così da un paio di settimane. Presto lo sarà anche in Piemonte. Anche il Veneto spinge in questa direzione. "E chi verrà pizzicato senza – ha tuonato Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna – deve essere sanzionato".
Proprio per questo motivo avere un prezzo unico su tutto il territorio nazionale diventa ancora più fondamentale per aiutare le famiglie a contenere le spese in un momento già difficile. Nei giorni scorsi il commissario straordinario all’emergenza era stato chiaro: "Presto – aveva detto Domenico Arcuri – fisseremo un prezzo massimo. Le vergognose speculazioni a cui abbiamo assistito non devono più ripetersi". Perché mettere in vendita, come è successo, delle semplici mascherine chirurgiche a sei euro e anche più, se non è sciacallaggio, ci si avvicina molto. È tutta una questione di numeri. In ogni caso, secondo indiscrezioni confermate da più fonti, per un singolo dispositivo base di protezione facciale nessuno potrà chiedere più di un euro. Iva inclusa o meno nel prezzo finale? Il dubbio è ancora da sciogliere, anche perché da diverse settimane si vagheggia l’idea di azzerare o ridurre l’imposta su questo tipo di dispositivi. Tanto che il senatore di Forza Italia e portavoce di ’Voce libera’, Andrea Cangini, afferma che "non si può accettare che il governo non abbia ancora decretato l’esenzione dell’Iva o quantomeno la sua riduzione dal 22 al 4 % per le mascherine e per tutto quel materiale sanitario nei fatti equiparabile a farmaci salva vita". Per ora resta in vigore quanto già stabilito dall’ordinanza firmata dallo stesso Arcuri lo scorso 9 aprile, secondo cui nelle farmacie una singola mascherina non può essere venduta a un prezzo maggiore del totale della confezione diviso per il numero di pezzi. Per capirsi meglio, se in una scatola ci sono 5 mascherine e il costo totale è 10 euro, al cliente non potranno essere chiesti più di 2 euro a unità. Quando verrà definito il prezzo massimo, ovviamente – se il tetto sarà quello di cui si parla – nessuno potrà esigere più di un euro. Alcune regioni, inoltre, tra cui Lombardia (quasi 7 milioni di unità con il sostegno delle Province), Liguria (2 milioni), Piemonte (5 milioni), Toscana (8,5 milioni di pezzi, che da lunedì 20 aprile diventeranno 1,5 milioni al giorno), Veneto (2 milioni) ed Emilia-Romagna (3 milioni) hanno già deciso di distribuire gratuitamente ai loro cittadini le mascherine chirurgiche.