Martedì 3 Dicembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Covid, l'immunologa: "Non continuare a colpi di lockdown, capire dove avviene il contagio"

Antonella Viola, dell'università di Padova, illustra le sue proposte. "Tracciamento fuori controllo, bisogna dire alla popolazione che sarà dura e lunga". E svela: "Dpcm? Anche Sileri non è convinto che queste misure possano funzionare"

Coronavirus, galleria Vittorio Emanuele a Milano deserta (Ansa)

Coronavirus, galleria Vittorio Emanuele a Milano deserta (Ansa)

Roma, 26 ottobre 2020 - "Cosa fare (per chi mi dice che non c'erano alternative)". Antonella Viola, immunologa dell'università di Padova, intitola così un post su Facebook in cui indica una serie di misure per frenare la corsa dell'epidemia di Coronavirus. Dopo avere espresso contrarietà alla chiusura di bar e ristoranti alle 18, prevista dal nuovo Dpcm - "not in my name", aveva scritto sempre su Fb - la scienziata illustra le sue proposte punto per punto.

Prima voce, "problema scuola-trasporti. Subito: prime 3 classi delle superiori lezioni in presenza con ingressi sfalsati. Ultimi 2 anni Dad", didattica a distanza, al " 75%. Nelle prossime settimane: trovare nuovi mezzi e personale per far tornare tutti in presenza". Secondo punto, "chiusure. Subito: identificare attraverso i dati di tracciamento raccolti tra maggio e la prima settimana di ottobre i luoghi a maggior rischio di contagio. Chiudere solo quelli (per esempio, se salta fuori che nei cinema non ci sono stati contagi, perché chiuderli?). Nelle prossime settimane: adeguare i locali o le regole per permettere le riaperture". Terzo, questione "contagi. Subito: Dad per università. No sport da contatto. Lavoro agile per chiunque non sia necessario sul posto di lavoro. No cerimonie religiose. No sport invernali. Chiare indicazioni per gli anziani e le persone con patologie (devono vedere il minor numero di persone possibile e sempre con mascherina per tutti, quindi niente pranzi, caffè o qualunque occasione in cui non si tenga la mascherina). Se ristoranti aperti (vedere sopra), massimo 4 persone al tavolo (a meno che non siano un unico nucleo familiare). Mascherina obbligatoria sempre dalle scuole medie. Nelle prossime settimane: far arrivare i test rapidi in ospedali, Rsa, scuole, fabbriche. Assumere personale per il tracciamento. Aumentare posti letto in ospedale e assumere personale sanitario (questo è l'unico punto che in realtà non è fattibile in poche settimane)".

Concetti ribaditi questa mattina ad 'Agorà', su Raitre: "Non si può andare avanti a colpi di lockdown e di coprifuoco: non serve un approccio di buonsenso o di pancia, ma un approccio razionale. Le misure vanno prese sulla base dei dati". E sottolinea: "Dobbiamo capire dove avvengono i contagi, i dati del tracciamento ci sono e vanno a messi a disposizione della comunità scientifica - ha sottolineato - I contagi avvengono nei ristoranti? Nei bar? Nei cinema? Se non ci sono dati precisi, perché usare la falce e chiudere tutto? Il problema non si risolve a Natale, dovremo farci i conti probabilmente almeno per un anno".

Viola dice: "Con il viceministro della Salute Sileri ci siamo sentiti sabato sera, quando si stava decidendo del nuovo Dpcm. Era molto, molto triste. Anche lui non è convinto che queste misure possano funzionare e ritiene che non sarebbe stato necessario arrivare a una chiusura così generalizzata". E svela: "Sileri mi ha detto chiaramente che" questo suo pensiero "è una cosa che posso riportare tranquillamente", ha precisato Viola. "Lui è convinto di questo", ha aggiunto. "Il viceministro Sileri è uno scienziato, un medico - osserva Viola - quindi capisce benissimo che il problema è tenere una gestione dell'epidemia" di Covid-19 "a lungo termine, non risolvere un problema di 1-2 mesi".

L'immunologa non ha dubbi: "Bisogna dire chiaramente alla popolazione che sarà dura e sarà lunga: i rischi maggiori li corrono anziani e persone fragili e sono loro che vanno protetti". Viola ha ben chiare le criticità attuali: "Il tracciamento ormai è fuori controllo, stiamo perdendo molte persone positive che non entrano nei nostri numeri". Ma evidenzia: "Quello che conta non è il numero dei contagiati ma il numero di chi entra in ospedale. Al momento, ha bisogno di ricovero tra il 5,5% e il 6% dei contagiati: il che non vuol dire, come pensa qualcuno, che il 95% siano asintomatici".

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