Roma, 13 ottobre 2020 - Un tracciamento "ampiamente" insufficiente del Coronavirus in Italia. Il monito arriva dalla Fondazione Gimbe al termine di un'analisi sulla situazione dei tamponi e dell'attività di testing. Gli strumenti per 'seguire' i movimenti del Covid non sono stati potenziati in misura proporzionale all'aumento della circolazione del morbo. Il tracing del Sars-CoV-2, allo stato attuale, non basta "sia per la crescita esponenziale dei nuovi casi, sia perché sarà in parte assorbita dalla diagnosi differenziale tra infezione da coronavirus e influenza stagionale".
Coronavirus, il bollettino del 13 ottobre. Dati e tabella
Tamponi e tracciamento, i numeri
Da inizio pandemia all'11 ottobre sono stati eseguiti 12.564.713 tamponi. Fino alle riaperture del 3 giugno il numero medio dei casi testati si è mantenuto stabile intorno ai 35.000 al giorno, per poi scendere intorno ai 25.000 al giorno. Solo da metà agosto, dopo la risalita dei casi, è stato incrementato sino a 67.000 test al giorno nella settimana 5-11 ottobre ma con ampie differenze regionali: tra il 12 agosto e l'11 ottobre, rispetto a una media di 5.360 casi testati per 100.000 abitanti, il range varia dai 3.232 della Sicilia agli 8.002 del Lazio.
Ma rispetto ai laboratori accreditati elencati nella circolare del Ministero della Salute del 3 aprile 2020, sono state proprio le Regioni a raddoppiarne, all'incirca, il numero (da 152 a 270), anche grazie all'accreditamento di laboratori privati. Al momento, tuttavia, non si conosono né quanti tamponi le singole strutture sono in grado di processare ogni giorno, né dati precisi sul personale impegnato nel prelievo dei campioni.
Il piano Crisanti è lontano
In generale, siamo molto lontani dal 'Piano Crisanti' che prevedeva 300.000 tamponi al giorno, sulla scia di quanto proposto da Gimbe il 7 maggio - avvisa il presidente Nino Cartabellotta -: 200-250 casi testati per 100.000 abitanti. "Considerato che i numeri riflettono comportamenti sociali e azioni di contenimento relativi a 2-3 settimane precedenti - conclude Cartabellotta - gli effetti delle misure restrittive del nuovo DPCM non potranno essere immediate. In ogni caso, l'entità delle restrizioni stride con il mancato potenziamento dei servizi territoriali deputati al tracciamento, nonostante le risorse già assegnate dal Decreto Rilancio". Quindi l'affondo: "Ancora una volta, i ritardi burocratici e i conflitti tra Governo e Regioni scaricano sui cittadini la responsabilità del controllo epidemico attraverso restrizioni delle libertà personali".