Venerdì 22 Novembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Coronavirus, test sierologici sui gatti a Vo' Euganeo

L'ipotesi dei ricercatori è che gli animali non giochino un ruolo importante nella diffusione del Covid, ma che comunque possano contrarre la malattia

Coronavirus, gatto attraversa la strada in una città deserta (Ansa)

Coronavirus, gatto attraversa la strada in una città deserta (Ansa)

Vo' Euganeo (Padova), 16 aprile 2020 - Molto più che semplici animali da compagnia. I gatti potrebbero rivelarsi fondamentali per aiutare i ricercatori nella lotta alla pandemia da Coronavirus. E' proprio nella città del primo focolaio italiano di Covid-19, Vo' Euganeo, (ora a contagio zero) che si cercano gli anticorpi nei felini domestici.  Un'équipe composta da quattro ricercatori dell'Università di Padova e da un collega dell'Istituto Zooprofilattico delle Venezie, con la supervisione dei Servizi Veterinari della Regione effettuerà un test sierologico sul sangue dei gatti, per cercare gli anticorpi alla malattia. Esattamente come stanno facendo sugli umani gli Atenei di Padova e Verona. Tutto ciò accade dopo aver sottoposto a tampone per due volte i 3300 abitanti del comune veneto.  "Faremo prelievi del sangue per comprendere se, in che modo e in quale misura, i felini di questo Comune, un modello di studio unico, si siano infettati ", spiega al Corriere veneto il professor Massimo Castagnaro, ordinario di Patologia generale veterinaria, a capo dell'équipe . FOCUS Il link per il download della app AutoCert19 per chi possiede un dispositivo mobile Apple: https://onelink.to/autocert19

Lo studio sui gatti a Wuhan

"Prendiamo in esame i gatti - prosegue - perché in tema di animali domestici ed esposizione al virus c'è un unico studio, condotto a Wuhan dai veterinari della città cinese focolaio originario del Covid-19, che lo hanno riscontrato nel 10%-15% dei felini appartenenti a soggetti contagiati. E quindi, cercando gli anticorpi nel loro sangue, potremo capire se questi animali possano contrarre il virus e come rispondano. Sappiamo infatti che la malattia passa da uomo a uomo, ma vogliamo inquadrare il potenziale ruolo del gatto. La nostra ipotesi — aggiunge il docente — è che non giochi un ruolo importante nella diffusione del coronavirus, ma che possa invece infettarsi lui, stando vicino a un umano colpito dalla malattia".