Roma, 10 maggio 2020 - Il portatile sotto l’ascella, il figlio sostenuto con l’altro braccio, il filo delle cuffiette che finisce nella tasca dei pantaloni come una flebo inserita nel fianco. Sia in lockdown, sia ora, in fase 2, non c’è molto di romantico nella vita di quei tre milioni di lavoratrici italiane con almeno un figlio piccolo, sono circa il 30% delle occupate totali. Anzi, sono proprio loro uno dei segmenti fragili della ripartenza, con le scuole chiuse, senza servizi dedicati alla gestione del tempo libero dei giovanissimi e con la difficoltà di trovare aiuti (bonus a parte). Anche se, ovviamente, la situazione stressa pure tanti papà.
Ma oggi, festa della mamma, c’è un esercito di donne da un lato gratificate dall’aver trascorso più tempo con i loro figli, allo stesso tempo però in condizioni difficoltose. Su 100 persone tornate al lavoro, solo il 30% è donna. E su 100 occupate con almeno un figlio con meno di 15 anni, 74 hanno lavorato ininterrottamente (contro 66 uomini nella stessa condizione) sin dall’avvio dell’emergenza sanitaria, così rivelano i dati della Fondazione studi dei consulenti del lavoro.
Ha quindi senso festeggiare? "Sì: la figura della mamma nel periodo di quarantena è ritornata al centro dell’affetto e delle coccole date e ricevute dai figli, persino dagli adolescenti privati della scuola e del contatto fisico con gli amici", dice Gaia Vicenzi, psicologa e psicoterapeuta, autrice di una serie di telepillole su YouTube per il benessere psicologico nell’epoca del Covid-19. "La mamma ha smesso di essere quella che ripeteva all’infinito "spegni il cellulare", "fai i compiti", "vai a letto"; ha avuto modo e tempo di stare più vicino ai figli in modo più empatico. Alla fine di questi 66 giorni di quarantena, guarda caso 66 sono i giorni che i nostri neuroni richiedono per creare un’abitudine, questa modalità di relazione sarà acquisita: è un bel bottino", aggiunge.
"Sì, festeggiamoci", le fa eco Grazia Guazzaloca, figlia dell’ex sindaco di Bologna, responsabile comunicazione del Centro universitario sportivo della città, con due figli di 4 e un anno, nonché ideatrice della pagina Instagram e Facebook ’Diritto alla scuola’, all’insegna del motto "senza scuola non si lavora", una iniziativa dedicata alle famiglie che gestiscono con difficoltà il lavoro da casa alla presenza di figli in età scolare.
"Ancora una volta, le mamme, già stanche per il carico di lavoro consueto, sono riuscite a scovare risorse straordinarie: questo ci deve rendere orgogliose", dice Guazzaloca. Ma il rischio è di vedere di nuovo peggiorate condizioni in partenza peggiori (carriera e stipendio). "Bisognerà fare ancora una volta ricorso alla capacità di adattamento", precisa Gaia Vicenzi. "Sarà un rientro difficile rispetto alle condizioni in cui si lasciano i figli a casa, con in più la preoccupazione di sacrificare la propria carriera se la crisi imporrà tagli nel mondo del lavoro", aggiunge Guazzaloca.
Tema delicato, conferma Maria Claudia Torlasco, presidente nazionale dell’Associazione imprenditrici donne dirigenti d’azienda. Spirito di sacrificio e capacità di adattamento sono le virtù delle madri che la quarantena ha riportato in evidenza.
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