Il beach-volley è uno degli sport più praticati nelle spiagge italiane
Roma, 18 maggio 2020 - La chiamano estate, ma non sarà lei. Non come ce la consegna il cliché di un tempo felicemente cafone dove ammucchiarsi è la regola. Dobbiamo imparare a fare da soli. Rinunciare al calore del gregge, al sudore condiviso, a tutto ciò che rende una matassa di esseri umani pericolosa per se stessa. La cosa sarebbe piena di lati positivi ma c’è già chi si strappa i capelli per il furto della promiscuità di stagione. Ha senso fare spinning senza pubblico come l’ultimo brocco sul Galibier? Guardare i fuochi d’artificio su uno scoglio in due, massimo quattro persone?
Decreto 18 maggio: tutte le nuove misure
Bisogna farsene una ragione: la libertà sarà relativa. Dal 3 giugno cadono le regole più asfissianti di un lockdown che è già epica però i gradi di separazione rimangono. Altre consuetudini, un nuovo allenamento viene richiesto al cittadino che non vedeva l’ora di sciabattare in comitiva sul lungomare di Loano. Amici o parenti non cambia più nulla: si può frequentare chiunque ma in piccole dosi, perseverare nella dieta che bandisce l’assembramento. In pratica va rivisto il concetto stesso di estate. Struscio, groviglio, movida: neanche a parlarne.
Spariscono il calcetto al tramonto, la partita di beach volley, la tavolata in pizzeria, la distesa di asciugamani sulla battigia. Niente discoteche, concerti o eventi ma anche abbracci e strette di mano. In casa o fuori cambia poco. Restano vietati pranzi e cene dove a forza di aggiungere posti a tavola si finisce per essere in venti, al ristorante o in pizzeria già a trovarsi in sei si farà peccato. Staremo sotto l’ombrellone a consumare limonate recapitate sul posto, nessuno potrà alzarsi con la scusa del caffè e sparire per ore. E si potrà viaggiare, questo sì, ma non in gruppo. Forse si sono scordati l’autostop, ma va dato per scontato: scordiamoci anche quello. Dietro la mascherina – obbligatoria sempre e comunque - possono nascondersi le peggiori intenzioni.
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