Giovedì 19 Dicembre 2024
ALESSANDRO MALPELO
Cronaca

"Cari colleghi, il Coronavirus è più debole. Regole e divieti? Serve buon senso"

Il professor Zangrillo risponde agli allarmisti: "Parlano i ricoveri in caduta libera e il calo dei morti"

Coroanvirus, i casi per regione in Italia

Milano, 13 maggio 2020 - Professor Zangrillo, illustri infettivologi ribadiscono oggi che occorre mantenere alta l'attenzione per evitare nuovi contagi, perché il Coronavirus non si è attenuato. Lei che cosa replica?

“Nessuna intenzione di mettere in dubbio le affermazioni di colleghi, men che meno se provengono da una società scientifica – risponde Alberto Zangrillo, direttore dell'Anestesia e Rianimazione dell'Ospedale San Raffaele di Milano e docente universitario – però c'è un dato inconfutabile: dal 21 aprile tutti i nuovi ricoverati per infezione da Covid-19 al San Raffaele sono ancora vivi”.

Allora c'è una mutazione nel comportamento, è un'altra musica?

“Lo dicono i fatti, da un mese a questa parte il numero dei pazienti gravi in arrivo da noi è azzerato. Siamo stati tra i primi a invocare per la fase 2 un atteggiamento diverso. A livello virologico, dovremmo essere felici di una eventuale mutazione biologica del virus, perché di questo parliamo. Fermo restando che al primo punto del nostro programma abbiamo la P di prudenza, le note forme di tutela verso noi stessi e verso gli altri”.

Eppure c'è una selva di regole che nessuno si azzarda a sfiorare.

“A questo proposito credo che non vi sia alcuna base scientifica nel sostenere che il distanziamento, dentro un locale, deve essere di un metro e mezzo piuttosto che due, tre o quattro. Le norme improntate a disincentivare le forme di aggregazione richiedono buon senso”.

La gente è paralizzata tra autocertificazioni e cavilli. Fioccano multe assurde, dove arriveremo?

“Se continuiamo a dire che in spiaggia dobbiamo essere distanziati di tot metri, al ristorante stare lontani tot centimetri, sa che succede? Succede che nessuno va più in spiaggia, nessuno andrà più al ristorante, in albergo o nei musei. E l'Italia muore. Se ci attacchiamo al millimetro per disincentivare la gente impoveriamo l'Italia, e presto i nostri bambini, che già non vanno più a scuola, andranno in giro a chiedere l'elemosina”.

Insomma questo lockdown prolungato ci scava la fossa.

“Questa considerazione dell'Italia che muore l'ho condivisa oggi con il professor Giuseppe Remuzzi (direttore dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, ndr). Siamo estremamente preoccupati. Io mi chiedo poi che cosa prova un individuo quando sente dire che le mascherine sono in vendita per tutti a cinquanta centesimi, e una settimana dopo si sente dire che, causa speculazione, le stesse sono nascoste nei depositi. Ma con chi pensano di avere a che fare? Gli italiani hanno dimostrato presenza d'animo, non meritano di essere presi in giro, comunque li si valutino”.

Questo virus fa meno paura ma è vietato dirlo?

“Vede, abbiamo studiato quasi cinquemila soggetti Covid-19, come San Donato, primo gruppo ospedaliero italiano. Guai a dire tranquilli liberi tutti, noi diciamo di rispettare le procedure. Ma abbiamo anche individuato con precisione la fetta di popolazione più esposta a manifestare la forma grave. Se nella fase 2 qualcuno pensa di aumentare i posti in terapia intensiva farebbe l'errore peggiore. Dobbiamo curare meglio, più tempestivamente, con una triangolazione domiciliare tra medici di famiglia, ospedale e territorio. A chi deve prendere decisioni direi di determinare misure efficaci credibili basandosi sulla realtà, oltre che su ipotesi e previsioni”.