Roma, 6 giugno 2020 - Giorgio Parisi, perché l’Accademia Nazionale dei Lincei, che lei presiede, lamenta scarsa trasparenza nella divulgazione delle statistiche sul Covid? "Perché dalle conferenze dell’Istituto superiore di sanità, o dai report della Protezione civile, escono resoconti e giudizi conclusivi. Mancano i punti di partenza. E la comunità scientifica deve avere accesso ai dati originali".
Facciamo un esempio concreto? "Prendiamo il numero dei decessi, un parametro utile per capire come sta andando l’epidemia".
Abbiamo letto ieri di 85 morti per Coronavirus. "E invece no, quello è un dato impreciso, si riferisce al giorno in cui arriva la comunicazione statistica, ma non sappiamo quando quelle persone sono effettivamente mancate. Ignoriamo inoltre quando sono state contagiate, per quanti giorni sono state ricoverate, l’entità del quadro clinico. In altri Paesi europei questi dati sono di pubblico dominio".
Qualche altra stranezza nelle curve? "Si comunica un picco al mercoledì. Sono chiaramente ritardi. A volte entrano nella statistica numeri vecchi. Ma sono tante le informazioni che la Commissione Covid dei Lincei auspica che siano rese pubbliche sui guariti, sui ricoveri, sulle sintomatologie e gli esiti".
Infatti i nuovi casi positivi risultano mediamente meno gravi, spesso addirittura asintomatici, ma dai report dove si evince? Le statistiche mostrano quanto l’epidemia si smorza? "Io escludo che ci sia una volontà di nascondere qualcosa, penso semplicemente a una cattiva abitudine di limitare le comunicazioni all’essenziale, a una pigrizia che fa mantenere questo atteggiamento".
Come recuperare allora margini di trasparenza? "Occorre dare accesso alle fonti. Posso ammettere che nei giorni del picco poteva essere difficile organizzare la comunicazione, mettere insieme i numeri delle Regioni che a volte hanno sistemi di classificazione diversi. Oggi però si deve cambiare".
C’è anche un’interrogazione parlamentare che chiede trasparenza. Le istituzioni tirate in ballo hanno risposto all’Accademia dei Lincei? "Non mi aspetto nessuna presa di contatto, ma su queste questioni è il governo che dovrebbe dare le linee guida. Un Paese che ha diffuso dati molto precisi è la Germania. Hanno un database accessibile estremamente dettagliato. Abbiamo rapporti diretti e collaborazioni stabili con l’Istituto superiore di sanità. Ma è chiaro che la trasparenza è un problema generale che deve essere deciso dal ministro della salute".
È il ministero a centellinare i dati? "Non credo. Probabilmente il ministro Roberto Speranza non si era posto il problema della trasparenza. A questo punto cercheremo di avere un appuntamento con lui".
I nuovi ingressi giornalieri in terapia intensiva sembrano quasi azzerati. Cosa ne pensa? "Questi sarebbero dati interessanti, numeri che in Francia sono noti. Non capisco perché non possiamo averli anche in Italia. Sono convinto che al ministero capiranno che non c’è nessun valido motivo per tenerci all’oscuro. Diversamente si lascia spazio al complottismo".