Roma, 3 gennaio 2019 - Jo Song-gil, per oltre un anno ambasciatore nordcoreano 'reggente' in Italia, "ha disertato e ha chiesto asilo con la sua famiglia a inizio dicembre in un imprecisato Paese occidentale": lo riporta il quotidiano sudcoreano JoongAng Ilbo citando fonti anonime diplomatiche di Seul, in quella che sarebbe un'altra defezione di alto livello tra le fila dei funzionari di Pyongyang all'estero. Un deputato di Seul, al termine di un'audizione a porte chiuse con uomini dell'intelligence sudcoreana, conferma e precisa: "Il mandato dell'ambasciatore facente funzione, Jo Song Gil, scadeva alla fine di novembre ed egli è fuggito dall'ambasciata ai primi di novembre" con la moglie, Kim Min-ki, ha riferito il parlamentare ai giornalisti.
Secondo la stampa sudcoreana Jo è sotto protezione del governo italiano da inizio dicembre in vista della richiesta di asilo politico "in un imprecisato Paese occidentale". Al ministero degli Esteri tuttavia "non risulta una richiesta di asilo" all'Italia dell'ex ambasciatore nordcoreano a Roma, Jo Song-gil, dicono all'Adnkronos fonti della Farnesina. Risulta solo "una richiesta di avvicendamento alla guida dell'ambasciata, cosa poi avvenuta".
Nel 2016 Thae Yong-ho, numero due dell'ambasciata a Londra, disertò. Allora si disse che l'educazione e un migliore futuro per i figli furono le causa primarie menzionate per la diserzione.
Jo, 48 anni, ha ricoperto il ruolo di incaricato d'affari dal 9 ottobre del 2017 dopo l'espulsione dell'ambasciatore Mun Jong-nam in risposta al sesto test nucleare di settembre dello stesso anno fatto da Pyongyang violando le risoluzioni dell'Onu ed è conosciuto come "essere il figlio o il genero di un funzionario dei livelli più alti" del Nord, ha aggiunto il quotidiano. Jo, in Italia da maggio 2015, è stato sostituito nelle funzioni di incaricato d'affari il 20 novembre dal consigliere politico Kim Chon, non risultando più nella lista diplomatica nordcoreana. La richiesta di asilo, quindi, sarebbe da collegare all'ordine di rientrare a Pyongyang.
L'ambasciata a Roma è tra le più importanti della rete estera nordcoreana avendo due diplomatici provenienti dal ministero degli Esteri, più altri due che si occupano degli affari legati alla Fao, l'agenzia dell'Onu che ha sede a Roma. In generale, come metodo per prevenire le fughe, i diplomatici del Nord lasciano in patria diversi componenti della famiglia, soprattutto bambini, mentre a Jo fu concesso di raggiungere Roma con moglie e figli, quasi a conferma - secondo il quotidiano - della sua appartenenza a una famiglia privilegiata.
RAZZI: L'HO VISTO TRE SETTIMANE FA - "L'ho visto l'ultima volta tre settimane fa in occasione di un pranzo a Roma con alcuni imprenditori interessati a investire in Corea del Nord, se fosse vero che ha disertato mi sembrerebbe strano, era molto attaccato al suo Paese", dichiara l'ex senatore Antonio Razzi, che vanta un'amicizia personale con il leader nordcoreano Kim Jong-un e numerosi viaggi a Pyongyang.
Razzi all'Adnkronos di aver avuto diversi contatti con Jo Song-gil dopo l'espulsione del precedente ambasciatore. "Questa mattina ho telefonato in ambasciata e mi hanno detto che non sapevano nulla della cosa, che per loro è rientrato in patria, se poi non è rientrato... - dice Razzi - Io l'ho visto l'ultima volta tre settimane fa, ma poi in effetti è sparito, l'ho cercato più volte per sapere se fosse interessato a proseguire i contatti con gli imprenditori italiani, ma non mi ha più risposto". L'ex senatore sostiene di aver conosciuto Jo anni fa, perché "lavorava come interprete al ministero degli Esteri nordcoreano e poi me lo sono ritrovato qui all'ambasciata: non sorrideva mai, parlava poco e non mi risulta sia parente di qualche alto funzionario del regime".