di Ettore Maria Colombo
Succede tutto in una placida domenica romana. Un concentrato di pura ’cattiveria’, sotto forma di comunicato stampa, delle due assessore grilline in Regione Lazio, manda l’avvertimento dei 5Stelle al governatore, Nicola Zingaretti: una sua candidatura – scrivono Roberta Lombardi (anti-Raggi doc) e Valentina Corrado (raggiana doc) – al Comune di Roma contro Raggi sarebbe "paradossale" e ci causerebbe "forte imbarazzo".
Una dichiarazione di guerra in piena regola che fa il paio con le parole già dette da Giuseppe Conte solo il giorno prima, di uguale o peggior tenore. Dallo staff di Nicola Zingaretti, alla Pisana, fanno sapere un laconico "per noi la storia finisce qua. La candidatura di Nicola a Roma non esiste più". La morale di altri zingarettiani è assai più acida: "Letta e Boccia ci avevano assicurato che Conte e Di Maio avrebbero fatto digerire ai 5Stelle locali la necessità di mantenere in piedi il governo della Regione almeno fino a settembre. Così non è". E così, mentre il giorno volge all’imbrunire, il Pd è costretto a una precipitosa marcia indietro e a buttare subito in pista Roberto Gualtieri, che si affretta a twittare parole di chi "con umiltà e orgoglio" partecipa "alle primarie del 20 giugno", anche se queste, si sa, saranno un puro pro forma. Ovvia e immediata la benedizione di Enrico Letta che retwitta Gualtieri: ci mette sotto un ‘braccino’ in segno di forza, e di speranza, anche se, a fine giornata, viene descritto da chi gli è vicino "consapevole delle difficoltà del Movimento". Infatti, il rischio di non conquistare al Pd Roma, capitale d’Italia, con Gualtieri, ora è molto alto. E così Nicola Zingaretti, resta dov’è, in Regione, a fare il governatore di una Giunta che si regge, e non cade, solo grazie all’appoggio dei 5Stelle. Dentro, dunque, ‘i secondi’, e cioè Roberto Gualtieri, ex ministro all’Economia, eterno ‘secondo’ candidato dem al comune di Roma. Nel senso che Letta, ha fatto di tutto per non candidare Roberto e incassare il sì di Nicola. I sondaggi, in effetti, davano tutti Zingaretti molte spanne sopra (fino al 40% e rotti) ogni altro, Raggi compresa, mentre Gualtieri, al di là del fatto che sarà costretto alle primarie, se la dovrà sudare e, persino dentro il Pd, c’è chi teme che "quello neppure ci arriva, al ballottaggio…".
"Avanti tutta!" dice la sindaca uscente, e in pista da mesi, Virginia Raggi, che sprizza gioia da tutti i pori, oltre a incassare gli endorsement del gotha nazionale del Movimento. Il centrodestra, a questo punto, affila le armi e sente "l’odore del sangue": se poco poco azzecca il candidato, potrebbe persino rientrare in partita. Un altro che si gode lo spettacolo è Carlo Calenda. I leader di Azione, appoggiato da Iv, Radicali, +Europa, a sua volta candidato da mesi, infierisce sul Pd: "Il candidato dem lo sceglie il M5s". La pia illusione dei vertici di Pd e M5s la mette giù Conte: "La campagna elettorale sarà una sorta di primaria del nostro campo rispetto al campo del centrodestra". Traduzione: chi dei due, tra Pd e M5s, avrà la meglio e arriverà al secondo turno avrà l’appoggio dell’altro partito al ballottaggio. Illusioni, appunto.