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Elisa Valentini, 49 anni, fondatrice dell’associazione “Ti racconto un segreto“ a Forlì
Forlì, 21 febbraio 2025 – Ogni storia di violenza sulle donne è un grido che troppo spesso resta inascoltato. Dopo 23 anni di silenzio sull’abuso sessuale subìto, Elisa Valentini, forlivese di 49 anni, ha trovato la forza di trasformare il proprio dolore in un’opportunità di aiuto per chi ha vissuto esperienze simili. Da questo coraggio è nata l’associazione Ti racconto un segreto, presentata mercoledì sera a Forlì.
Valentini, che ricordi ha di ciò che le è accaduto?
“All’epoca avevo 27 anni, vivevo e lavoravo a Faenza. Una sera, dopo il lavoro, sono uscita con un amico a bere qualcosa. Ricordo solo di essere andata al bar a prendere un drink e poi una sensazione di estrema leggerezza. Mi sono svegliata nella macchina di qualcuno poi ho visto lo sportello che si apriva e una persona che mi spingeva fuori come un sacco d’immondizia. Quello è stato l’ultimo ricordo”.
Cos’è successo dopo?
“Mi sono risvegliata il giorno dopo nel mio letto ma non so come ci sono arrivata. Avevo subìto una violenza sessuale ed ero dolorante in tutto il corpo. Non sono andata a lavorare nei giorni successivi. Poco dopo ho ricevuto una telefonata da un numero sconosciuto, era un uomo che mi chiedeva se sapessi cosa fosse successo. Quando ho risposto che non ricordavo quasi nulla ha riattaccato”.
Come ha affrontato le conseguenze dell’abuso?
“Ho seguito il classico percorso di chi subisce violenza, ho ‘sepolto’ la vicenda in fondo al mio cuore. Ho lasciato il lavoro, sono tornata a Forlì dalla mia famiglia e cambiato numero di telefono. Mi sentivo in colpa, provavo vergogna. Pensavo che alle ‘brave ragazze’ queste cose non succedono. Ora, ripensandoci, mi spaventa di più l’idea che la mia famiglia avrebbe potuto trovarmi morta”.
Come ha influito questa esperienza sulla sua vita?
“Ho cercato di fare una vita normale, ho avute delle relazioni ma mi portavo dietro tanto dolore e sono sempre naufragate. Mi sono buttata nel lavoro, ho fatto carriera. Nel 2009 ho preso un’aspettativa e sono andata in Bolivia in un orfanotrofio a fare volontariato. Poi è nata mia figlia, che oggi ha 12 anni. Lo sport è stata la chiave che ha cambiato tutto”.
Come?
“Nel 2019 ho iniziato a correre e durante gli allenamenti spesso piangevo e avevo paura di chi mi passava accanto. Da lì e da tanti altri segnali ho capito che dovevo affrontare quel dolore”.
Quando ha iniziato a far riemergere il ricordo?
“Lo scorso anno ho iniziato un percorso con una psicologa che mi ha aiutato ad accettare di essere stata vittima di violenza. A quel punto sono riuscita finalmente a condividere il segreto con i miei genitori: vedere la sofferenza nei loro occhi è stata durissima, un dolore senza parole. Io mi sono alleggerita ma questa vicenda ci ha cambiato profondamente”.
Ha raccontato l’abuso a sua figlia?
“A mia figlia lo spiegherò quando sarà più grande. Credo che possa imparare tanto, più che dalle parole, attraverso l’esempio, e vorrei esserlo per lei”.
Dalla sua esperienza dolorosa è nata un’associazione: quale segno spera di lasciare nella vita di chi si rivolge a voi?
“Sono spesso le persone più vicine a farci male ma la violenza più grande è quella di non essere credute. È un ulteriore ferita. Con Ti racconto un segreto vogliamo raccogliere le storie di chi nonostante tutto è rinato. Non vogliamo essere un centro di emergenza ma diffondere una vera cultura emotiva. L’attenzione che sto ricevendo mi conferma che ce n’era bisogno”.