di Ettore Maria Colombo
Al netto delle primazie, ridicole e puerili, che Giuseppe Conte rivendica nei confronti di Luigi Di Maio ("L’ho detto prima io, a dire il vero. Lui ha risposto a me, quindi il chiarimento ci sarà senz’altro") la guerra, ormai aperta, tra i due leader, Conte e Di Maio ha investito il Movimento. Entrambi chiedono "un chiarimento politico" a breve.
L’ex premier, che rivendica di aver chiesto "per primo" il confronto, intende portare la questione davanti agli iscritti: "Siamo una comunità grande e in cui ciascuno deve rendere conto del suo operato davanti agli iscritti" sibila il leader pentastellato, che chiede la conta. "Se Di Maio parla di fallimento, se ha delle posizioni, le chiarirà perché lui era in cabina di regia, come ministro l’ho fatto partecipare" attacca il leader pentastellato. Come se la scelta di puntare su Elisabetta Belloni fosse stata condivisa.
La replica del ministro arriva a stretto giro e non è conciliante: "Decisioni in cabina di regia? Non si è mai parlato di fare annunci roboanti su presunti accordi raggiunti con Pd e Lega, ora smentiti anche da Letta. Non si provi a scaricare le responsabilità su altri". Anche Di Maio esige un confronto, alias scontro: "Ci sono diversi aspetti che vanno chiariti" ripete, ma accetta il chiarimento "non per Conte, ma davanti agli iscritti", senza spiegare però come.
La prova di forza non conviene a nessuno, ma l’incubo della scissione aleggia. Le truppe parlamentari nettamente schierate nei due campi sono solo la metà del totale, mentre il resto degli eletti è ondivago, segue l’istinto di sopravvivenza più che i leader. Conte ha arruolato in ’segreteria’ i fedelissimi e provato ad allargare la cerchia con le nomine di una ventina di coordinatori, ma non tutti sono schierati con lui. Anche la nomina dei capigruppo, cooptati in "cabina di regia" per la partita sul Colle, ha dimostrato che gli eletti preferivano affidarsi a due nomi non indicati dal capo del partito: né Castellone né Crippa sono contiani. Quanto a Di Maio, i suoi fedelissimi crescono a vista d’occhio (c’è chi parla di 70 parlamentari), ma dopo lo stop a Belloni ha molto aumentato la cerchia dei simpatizzanti.
Sulla linea politica, Conte ribadisce che "non cambia l’asse con il Pd" (Di Maio è più sfumato) e che i rapporti con Enrico Letta sono "ottimi". Poi riceve un attestato di stima dall’ex 5 Stelle Alessandro Di Battista. "È vigliacco mettere oggi sul banco degli imputati l’ultimo arrivato che, al netto di idee diverse su alcune questioni, considero persona perbene", dice Dibba.